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25/03/2022
di Alessandra La Rosa

Guerra in Ucraina: che comportamento si aspettano gli italiani da brand e aziende?

Il 49% della popolazione ritiene che imprese e marchi debbano prendere posizione sul conflitto. I risultati di uno studio di YouGov

Il 49% della popolazione ritiene che le aziende debbano prendere posizione sulla Guerra in Ucraina

Il 49% della popolazione ritiene che le aziende debbano prendere posizione sulla Guerra in Ucraina

A un mese dall’inizio della guerra in Ucraina, molte aziende hanno preso provvedimenti per limitare o stoppare le proprie attività in Russia, o per aiutare le persone colpite dal conflitto. Cosa ne pensano gli italiani?

Secondo una ricerca di YouGov, per metà degli italiani (49%) aziende e marchi dovrebbero prendere posizione sulla guerra, un terzo pensa che non sia necessario, ma crede che le aziende possano prendere posizione se lo ritengono opportuno. Solo il 10% ritiene che aziende e brand non dovrebbero prendere posizione.

Interrogati su quali azioni le aziende dovrebbero intraprendere per evitare di supportare il conflitto o a sostegno di chi è colpito dalla guerra, al primo posto troviamo “avviare una transizione energetica in modo da non dipendere da forniture provenienti da zone di conflitto” (per il 56%), seguito da “rimuovere i fornitori russi” al 49%. Donazioni ad associazioni umanitarie e iniziative a supporto dei dipendenti colpiti sono appaiate sopra al 40%. Interrompere le operazioni in Russia ma continuare a pagare i dipendenti raccoglie più consenso rispetto a interrompere le operazioni licenziando i dipendenti (37% vs 28%).


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Un’altra domanda che la ricerca di YouGov si è posta è: al netto di ciò che gli italiani pensano, come reagirebbero di fronte alle azioni prese da un’azienda di cui sono clienti?

Raccolte fondi e donazioni ad associazioni umanitarie spingerebbero circa un terzo dei rispondenti ad acquistare di più dall’azienda o dal marchio che se ne rendesse protagonista. Davanti a una pubblica presa di posizione contro la guerra e l’assunzione di profughi ucraini, oltre il 24% e il 21% degli intervistati afferma che acquisterebbe di più, contro circa uno su dieci che acquisterebbe di meno o boicotterebbe.

Azioni che invece genererebbero una reazione negativa includono supportare pubblicamente il governo russo (che genererebbe un boicottaggio per il 43% dei rispondenti e una riduzione degli acquisti per il 16%), mantenere fornitori legati al governo russo (il 23% boicotterebbe, il 22% ridurrebbe gli acquisti), o continuare le operazioni in Russia come se niente fosse (il 22% boicotterebbe, e un altro 22% ridurrebbe gli acquisti). Tuttavia, i rispondenti fanno una distinzione tra le aziende legate al governo russo e i dipendenti russi: un’altra azione che genererebbe una reazione nettamente negativa è infatti il licenziamento dei propri dipendenti russi.

Anche il non prendere posizione viene da alcuni ritenuto un comportamento punibile: un’azienda che rimanesse neutrale vedrebbe oltre la metà dei clienti non modificare il proprio comportamento d’acquisto (53%), ma il 17% lo ridurrebbe e un 8% si spingerebbe al boicottaggio, contro solo un 5% che acquisterebbe di più.

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