30/03/2022
di Simone Freddi

Sassoli, UPA: «Con l’economia di guerra, budget pubblicitari a rischio taglio nel secondo semestre»

Per il presidente dell’UPA, l’assenza dell’Italia dai Mondiali di Calcio farà più danni alle sponsorizzazioni che al settore dell’advertising. Per quest’ultimo, i rischi sono legati soprattutto a costi dell’energia e impatto dell’inflazione sui consumi

Lorenzo Sassoli de Bianchi

L’assenza della Nazionale italiana ai prossimi Mondiali di Calcio? Per il presidente dell’UPA Lorenzo Sassoli de Bianchi un certo impatto negativo sugli investimenti pubblicitari collegati all’evento ci sarà, ma al momento i fattori di rischio per l’andamento complessivo del mercato della comunicazione sono altri. In particolare, avverte il numero uno dell’Associazione che riunisce le aziende spender, l’aumento dei costi di energia e materie prime e il prolungarsi della guerra in Ucraina potrebbero portare le imprese a tagliare i loro budget nella seconda parte dell’anno.

Interpellato da Engage in seguito all’eliminazione degli Azzurri dai playoff di qualificazione alla Coppa del Mondo di Calcio in programma tra novembre e dicembre in Qatar, Sassoli ci ha risposto che l’eliminazione degli Azzurri nei playoff di qualificazione «è sicuramente un danno per il mercato pubblicitario, ma più di “sistema” che per i media. A soffrire saranno soprattutto le sponsorizzazioni che ruotano attorno alla Nazionale e al calcio, rispetto all’advertising» considerando anche che i Mondiali, per la prima volta in programma nel periodo invernale, «si sovrappongono a un periodo di per sé florido per la raccolta pubblicitaria».

Più che i Mondiali orfani della nostra Nazionale, a preoccupare il presidente UPA sono «gli effetti indiretti sull’advertising dei rincari dell’energia e delle materie prime, del clima di fiducia in calo a causa della guerra in Ucraina, dell’inflazione che inciderà sui consumi. Tutto questo avrà una ricaduta sulla marginalità delle imprese, mettendo a rischio l’andamento degli investimenti pubblicitari nel secondo semestre».

Quanto a rischio? «Molto dipende da quanto durerà questa situazione di emergenza, di cui è difficile prevedere l’evoluzione e che ha generato anche fenomeni speculativi sui prezzi dell’energia. A inizio anno avevamo previsto un 2022 in leggera crescita per il mercato pubblicitario, ma sulla base di budget che le aziende avevano realizzato in tempi pre-bellici e prima dello tzunami dei costi. Un impatto ci sarà, ma al momento fare previsioni sarebbe come tirare i dadi. Siamo in un’economia di guerra, le aziende aprono l’ombrello e cercano di limitare i danni. A un certo punto tireranno le somme, e in situazioni come queste capita che il taglio degli investimenti pubblicitari sia l’intervento più facile per far quadrare i budget, anche se non bisognerebbe farlo perché sappiamo che queste scelte deteriorano le marche e si scontano nel medio e lungo periodo».

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