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24/01/2025
di Mario Mancuso

Google e LinkedIn abbandonano il fact-checking e seguono la strada di Meta

Le piattaforme rivedono gli impegni sul controllo delle informazioni, aprendo interrogativi sul futuro della disinformazione online

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Google e Linkedin hanno annunciato il loro ritiro dagli accordi presi nel 2022 con la firma del Codice di Condotta sulla Disinformazione e riducono così i loro impegni nella lotta alla disinformazione. Questa decisione segue quella di Meta, che il 7 gennaio 2025 aveva annunciato la fine del suo Programma di Fact-Checking di Terze Parti negli Stati Uniti.

Lo fa sapere con una nota lo European Fact-Checking Standards Network, associazione che riunisce organizzazioni di fact-checking in tutta Europa con l’obiettivo di promuovere standard di indipendenza, trasparenza e qualità giornalistica nel lavoro di verifica delle informazioni, ritenendosi “allarmata e preoccupata” da queste mosse delle società. 


Leggi anche: META DICE ADDIO AL PROGRAMMA DI FACT-CHECKING NEGLI STATI UNITI


Come riportato dalla testata americana Axios, Google aveva già comunicato la sua decisione di non adottare ulteriori misure di fact-checking. In una lettera inviata dal presidente degli affari globali di Google, Kent Walker, alla responsabile dei contenuti e delle tecnologie della Commissione Europea, Renate Nikolay, Google ha dichiarato di ritirarsi da tutti gli impegni di fact-checking previsti dal Codice di Condotta prima che questo diventi vincolante ai sensi del Digital Services Act (DSA). Google non ha mai integrato pienamente il fact-checking nei suoi prodotti di ricerca o nei video su YouTube, e ha scelto di non impegnarsi ulteriormente. La novità, dunque, riguarda principalmente il social di proprietà di Microsoft, LinkedIn.

Google, YouTube e LinkedIn hanno scelto di non collaborare più con i fact-checker, interrompendo l’integrazione di strumenti per verificare i contenuti condivisi sulle loro piattaforme. Questi impegni erano stati presi nel 2022 come parte delle misure per contrastare la disinformazione previste dal Codice di Condotta, ma ora le piattaforme stanno riconsiderando il loro approccio.

Il precedente di Meta e le decisioni delle altre piattaforme

La scelta di Google e LinkedIn si colloca in un contesto segnato dall’annuncio di Meta all’inizio di gennaio 2025. La società di Palo Alto, con una nota arrivata direttamente dal founder Mark Zuckerberg, ha infatti interrotto il proprio programma di fact-checking negli Stati Uniti, aprendo la strada a ulteriori cambiamenti nelle politiche di verifica dei contenuti e annunciando l’arrivo delle “community notes” sulla scia di quanto fatto dal social ” di Elon Musk. Anche TikTok ha preso posizioni simili, condizionando il proprio impegno nel fact-checking alle decisioni delle altre piattaforme.

Il Codice di Condotta sulla Disinformazione

Il Codice di Condotta sulla Disinformazione era stato introdotto come quadro volontario per guidare e monitorare gli impegni delle piattaforme online nella lotta contro la disinformazione. Include 128 misure specifiche, tra cui l’integrazione del fact-checking. Tuttavia, le piattaforme hanno la possibilità di ritirarsi da alcuni impegni, come dimostrano le recenti decisioni.

Il Codice è rilevante anche nell’ambito del Digital Services Act (DSA), che lo utilizzerà come punto di riferimento per misurare la conformità delle piattaforme designate come Piattaforme Online Molto Grandi (VLOPs) o Motori di Ricerca Molto Grandi (VLOSEs).

Un futuro incerto per il fact-checking online

La decisione di Google, LinkedIn e Meta di rivedere il proprio approccio al fact-checking riflette un cambiamento significativo nelle strategie delle piattaforme. Resta da vedere come queste scelte influenzeranno il panorama informativo europeo e la lotta contro la disinformazione.

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