GeoEdge, operatore leader nel campo della ad quality, ha rilasciato in collaborazione con Digiday il white paper “The Ture Cost of Deceptive Advertising” (scaricabile gratuitamente qui).
Un testo che vuole fare chiarezza sui costi dell’advertising ingannevole e aiutare a comprendere e quantificare il reale danno apportato a editori, network e a tutto l’ecosistema dell’advertising digitale, nonché le possibili modalità per affrontare il problema.
Le pubblicità ingannevoli raggiungono i siti degli editori attraverso il programmatic e ciò risulta preoccupante essendo la prima fonte di ricavi per molti operatori. L’indagine di GeoEdge ha riguardato 88 professionisti del digitale provenienti da editori e investitori pubblicitari che hanno dichiarato di trovarsi spesso a fronteggiare notizie e informazioni false o fuorvianti. In altri casi, forse ancora più gravi, gli utenti vengono indotti a pensare di poter leggere notizie accattivanti su prodotti o personaggi famosi ma vengono indirizzati su siti falsi o dove vengono truffati.
Dall’indagine emerge come il 69% degli editori incontri un numero moderato o elevato di annunci ingannevoli ogni settimana. Gli editori citano un'ampia varietà di potenziali effetti negativi provenienti dall’advertising ingannevole che suscitano preoccupazione. Tra questi i principali risultati negativi sono la riduzione del numero di lettori (35%), i lettori disinformati (34%) e il danno reputazionale (20%). La ricerca mostra anche che il 62% degli editori che hanno ospitato annunci ingannevoli ha avuto conseguenze gravi o molto gravi quando si tratta di reclami da parte dei lettori. Quasi la metà di essi (49%) afferma che ospitare annunci ingannevoli ha causato la riduzione di audience, abbonamenti persi e, il 48% di essi, ha dichiarato di aver subito una dimuzione dei ricavi.
Dall’indagine emerge inoltre come un ulteriore danno arrecato dalle pubblicità ingannevole sia il tempo necessario per bloccare gli annunci non graditi. Solo il 14% degli editori afferma di non dedicare tempo settimanale all'attività mentre il 56% di essi afferma di dedicarvi una quantità di tempo moderata o grande.
In un'epoca in cui editori e network vedono le entrate pubblicitarie sotto pressione, azzerare i fenomeni che erodono i ricavi è un focus prioritario per la industry. È importante che gli editori elaborino un processo o un approccio tecnologico che non si limiti a escludere alcune fonti di guadagno dai propri pannelli, perché queste sarebbero solo opportunità e ricavi persi. La ricerca mostra però che quasi la metà (49%) degli editori spesso, anche molto spesso, è forzato a bloccare gli annunci non ingannevoli pur di tenere fuori dal proprio ambiente le pubblicità sgradite.
È necessario dunque che gli editori siano in grado di mettere a punto tattiche per bloccare gli annunci fraudolenti, con approcci che includano parole chiave, frasi e persino bloccando determinati vertical. Ogni editore necessita inoltre di avere il controllo sul contenuto delle creatività che vengono erogate sui suoi siti che varieranno a seconda della strategia definita e della diversa tolleranza consentita dalle testate. Un approccio granulare per identificare e bloccare gli annunci ingannevoli servirà a proteggere i ricavi e la percezione dei lettori sul valore dell’editore.