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22/05/2023
di Simone Freddi

L’AD di NIQ a Linkontro: solo meno dell’8% del peso dell’inflazione è attribuibile al largo consumo

Luca De Nard a Linkontro 2023

Luca De Nard a Linkontro 2023

Un intenso intervento del giornalista Mario Calabresi sul tema della leggerezza di spirito ha concluso i lavori dell’edizione 2023 de Linkontro, il convegno di punta sul largo Consumo organizzato da NIQ (NielsenIQ).


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A tenere banco nella giornata conclusiva dell’evento, il classico tema dei rapporti – non sempre semplici – tra i vari attori della filiera. Ma molto si è parlato anche del ruolo che il sistema del largo consumo svolge in rapporto alla crescita dell’inflazione che pesa sui bilanci delle famiglie italiane. Un ruolo che, in particolare, forse non è percepito in modo del tutto corretto dalla popolazione e dai media.  

A porre sul tavolo la questione, cifre alla mano, è stato Luca De Nard, Amministratore Delegato di NIQ Italia. Basandosi sui dati raccolti a livello internazionale dall’OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), in merito ad una analisi relativa al contributo dell’indice dei prezzi a consumo, De Nard ha dimostrato come l’impatto generato dall’inflazione del settore sia decisamente minore del percepito.

Nello specifico, l’analisi OECD rileva l’indice dei prezzi al consumo di dicembre 2022 all’11,6% e indica come il traino dell’inflazione siano i costi di mutui e utenze che da sole generano oltre il 50% dell’inflazione. Mentre il largo consumo confezionato pesa solo il 21%, che nell’esame OECD coinvolge anche altre categorie tra cui il tabacco.

Riportando i valori a livello nazionale, partendo dalle rilevazioni ISTAT e incrociandole con i dati NIQ (NielsenIQ) risulta che il differenziale medio mensile per famiglia, dovuto all’inflazione, è di 446 euro, quindi in media le famiglie italiane spendono quasi 500 euro in più rispetto all’anno precedente. Tuttavia approfondendo questo dato, emerge che il differenziale generato dal largo consumo è di soli 35 euro ovvero meno dell’8%.


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«L’analisi non intende sminuire il fenomeno inflazionistico nel largo consumo ma ne fotografa in modo più oggettivo l’impatto – ha detto De Nard -. Il percepito del peso degli aumenti nel largo consumo penalizza eccessivamente la nostra filiera che, al contrario, negli anni, ha dimostrato di essere virtuosa, lasciando per sua natura al consumatore la possibilità di effettuare delle scelte. Ciò non accade per altre spese che, oltre ad aver un maggior impatto sulle tasche degli italiani, non permettono rapide sterzate come per il carrello della spesa”.

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