In Italia l’intelligenza artificiale si diffonde rapidamente, ma la conoscenza resta superficiale e la percezione dei rischi aumenta. È quanto emerge dal Quinto Rapporto Ital Communications–IISFA, realizzato dall’Istituto Piepoli e presentato di recente al Senato, che analizza come la società italiana sta cambiando di fronte alla crescente presenza dell’IA nella vita quotidiana, nel lavoro, nell’informazione e nella comunicazione.
Cresce l’utilizzo, ma la competenza non segue
Nel 2025, il 77% degli italiani dichiara di utilizzare strumenti o applicazioni basati sull’intelligenza artificiale, in netto aumento rispetto al 69% dell’anno precedente. Tuttavia, solo il 7% afferma di conoscerli in modo approfondito, un dato rimasto invariato rispetto al 2024. La maggior parte si limita a dichiarare di “saperne qualcosa”, mentre il resto ammette una comprensione scarsa o nulla.
Nonostante il gap di competenze, cresce la fiducia: il 21% degli italiani si dichiara molto ottimista rispetto agli sviluppi futuri dell’IA (era il 16% nel 2024) e il 18% si sente pronto ad affidarsi ai sistemi intelligenti (13% nel 2024). Un entusiasmo in crescita, che però si scontra con la fragilità culturale e formativa del contesto.
IA generativa: aumentano uso e familiarità
Particolarmente significativa è l’evoluzione del rapporto con l’IA generativa: il 60% degli italiani sa cos’è (contro il 51% del 2024) e il 61% la utilizza, in aumento rispetto al 55% dell’anno precedente. L’esperienza d’uso è ritenuta molto soddisfacente dal 19% degli utenti e abbastanza soddisfacente dal 66%.
Questa tecnologia viene percepita come un acceleratore di produttività, capace di liberare tempo dai compiti ripetitivi per favorire la creatività. Ma non mancano le ombre: il Rapporto segnala la preoccupazione per l’impatto su occupazione, qualità professionale e omologazione dei contenuti, fino ai rischi di manipolazione e mistificazione dell’informazione.
Cybersecurity e dati: la minaccia è percepita, ma non compresa
Un dato allarmante riguarda la sicurezza informatica: il 67% degli italiani teme che l’uso dell’IA possa minacciare la propria sicurezza digitale. Quasi uno su quattro si dichiara molto preoccupato, ma solo il 10% si considera in grado di riconoscere le minacce.
Al contrario, il 41% non si sente affatto preparato. A preoccupare sono soprattutto la protezione dei dati, la privacy, la regolamentazione dell’uso dell’IA e le questioni etiche.
Interesse in crescita, ma impegno formativo ancora scarso
Il desiderio di saperne di più è in aumento: l’81% degli italiani si dichiara interessato ad approfondire l’intelligenza artificiale, rispetto al 77% del 2024. Tuttavia, solo il 27% mostra un impegno concreto nell’investire in formazione, pur in lieve crescita rispetto al 23% dell’anno precedente.
Il rischio, secondo il Rapporto, è che la maggioranza degli utenti resti passiva, impreparata e vulnerabile in un contesto digitale sempre più dominato da tecnologie intelligenti.
IA e comunicazione: tra efficienza e disinformazione
Il 96% degli intervistati rileva criticità nel sistema informativo odierno, aggravate dall’uso dell’IA. In particolare, fake news, overload di notizie, scarsa verificabilità delle fonti e regole deboli sui social media sono considerati fattori di confusione e perdita di fiducia.
L’IA, in questo contesto, può essere uno strumento utile ma anche un amplificatore dei rischi, soprattutto se utilizzata per generare contenuti ingannevoli o manipolati. La presenza di algoritmi nella selezione e nella personalizzazione delle notizie alimenta inoltre il rischio di polarizzazione, bias informativi e perdita del pluralismo.
Una fotografia chiara: l’Italia è dentro il cambiamento, ma senza guida
Il Quinto Rapporto Ital Communications–IISFA restituisce l’immagine di un Paese che ha accettato la presenza dell’intelligenza artificiale nella propria vita quotidiana, ma che non ha ancora costruito una cultura digitale adeguata a governarne gli effetti. Cresce l’uso, ma non cresce la preparazione. Si moltiplicano le applicazioni, ma mancano consapevolezza e strumenti critici per affrontarle.
Il futuro dell’IA in Italia passerà dunque da tre nodi fondamentali: formazione, regolazione e responsabilità.