02/02/2021
di Andrea Salvadori

Fcp Assointernet: la pubblicità tiene nell’annus horribilis 2020. Dicembre "vola" a +17,3%

Le concessionarie aderenti all’associazione superano i 450 milioni di euro di fatturato grazie al contributo positivo di una pluralità di comparti merceologici

Le concessionarie italiane hanno chiuso l’annus horribilis 2020 con un fatturato pubblicitario digitale sostanzialmente in linea con i ricavi del 2019. Il Covid-19, i ripetuti lockdown e gli effetti della crisi sanitaria sul tessuto economico del paese non hanno dunque intaccato il business online degli editori nazionale, in forte difficoltà invece nella gestione degli altri media (è di ieri la notizia di una perdita pubblicitaria del 25% per il comparto radiofonico). 

Nel dicembre del 2020, dunque, fa sapere l’Osservatorio Fcp Assointernet, “gli investimenti pubblicitari rilevati dalla società Reply sono risultati in crescita del 17,3%, sesto risultato positivo consecutivo dell’anno che porta la performance del secondo semestre ad un incremento del 12,7%. Il dato di chiusura del 2020 risulta quasi in linea con il 2019, con un calo dello 0,8%” con un giro d’affari di poco superiore ai 450 milioni di euro.


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Considerando le oggettive difficoltà del 2020, e in particolare quelle registrate nel trimestre marzo-maggio, spiega Giorgio Galantis, presidente di Fcp Assointernet, “si conferma l’assoluta rilevanza del media digitale e la sua duttilità anche in un contesto molto critico. Questo ha permesso al comparto digital di essere meno penalizzato nel rapporto tra la crescita delle audience e la monetizzazione degli investimenti ad esso associati”.

Le analisi in termini di device attestano a livello annuo gli ottimi risultati generati dagli smartphone, con ricavi pubblicitari ad oltre 163 milioni di euro, in crescita del 5,1%, mentre in termini di fruizione l’Osservatorio Fcp Assointernet segnala la performance dei fatturati riconducibili alle “App” (+12,9%). Il desktop chiude invece l’anno con un fatturato di oltre 280 milioni di euro, in diminuzione del 4,5% rispetto al2019. 

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L’analisi annuale per settore merceologico evidenzia il positivo contributo di una pluralità di comparti, tra cui Alimentari, Distribuzione, Farmaceutici, Finanza/Assicurazioni, Telecomunicazioni, Edilizia, Abitazione e Toiletries. “A livello merceologico notiamo dunque una sostanziale trasversalità del media digitale rispetto ai diversi settori di appartenenza delle aziende, fattore che ne consolida ulteriormente la sua rilevanza nel media mix delle aziende”, dice ancora Galantis.

Nel 2021 focus su brand safety, ad fraud, metriche condivise, misurabilità di terze parti e trasparenza i

"Nel 2020 le concessionarie aderenti a FCP Assointernet hanno continuato a lavorare su diverse componenti dell’offerta per garantire prodotti sempre più rispondenti ai driver qualitativi del mercato, ovvero brand safety, ad fraud, metriche condivise, misurabilità di terze parti e trasparenza in primis”, sottolinea il presidente. “Risultati ottenuti anche attraverso il dialogo aperto con gli spender e le loro agenzie, così come con le altre associazioni aderenti al Libro Bianco e al paper sui principi condivisi sulle gare media. Siamo convinti che lo sviluppo del nostro mercato passi attraverso fattori quali la trasparenza e la qualità dei prodotti editoriali e pubblicitari. Tale elemento risulta ampiamente confermato dalle preferenze degli utenti nell’anno appena trascorso, i quali hanno dimostrato grande apprezzamento per le informazioni affidabili e verificate".

"Proseguiremo anche nel 2021 con il medesimo impegno e dedizione, augurandoci che la tendenza a superare situazioni per certi versi ‘asimmetriche”’ rispetto alle grandi piattaforme internazionali sia sempre più rafforzata. La nostra speranza è che il perimetro delle aziende aderenti a Fcp Assointernet, comprendente 18 aziende, nazionali ed internazionali, tra pure player digitali, broadcaster ed editori multimediali, possa costituire un riferimento ancora più rilevante nelle scelte di investimento di tutte le aziende investitrici, dei loro centri media, anche in termini di volumi di spesa”.

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