Nel panorama televisivo attuale, la vera rivoluzione non è solo tecnologica, ma comportamentale. Gli spettatori non sono più legati a un palinsesto, ma costruiscono attivamente la propria esperienza, scegliendo tra un’ampia varietà di app e contenuti. In media, ogni telespettatore utilizza 3-4 applicazioni sulla propria smart TV. Ma ciò che rende il contesto davvero complesso è la varietà: considerando le 20 app più diffuse - tra AVOD, SVOD e BVOD - le combinazioni possibili di consumo sono letteralmente migliaia.
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Un utente può iniziare la serata guardando un canale FAST come Samsung TV Plus, passare poi a un episodio della sua serie preferita su Netflix o Prime Video, e concludere la visione su una piattaforma gratuita ma di contenuto premium come RaiPlay o Mediaset Infinity. Il risultato? La reach dello schermo televisivo resta molto alta, ma l’engagement si frammenta tra piattaforme, contenuti e momenti di visione.
In questo contesto fluido, l’obiettivo non è più solo essere presenti sullo schermo, ma farsi scegliere nel momento giusto. Serve una nuova mentalità: strategie flessibili, basate su dati granulari, segmentazione avanzata e momenti di contatto ben anticipati. Solo così i brand possono intercettare un’audience sempre più dinamica, che si muove con velocità e autonomia da un’app all’altra.
Come sottolinea Fabio Manassero, Senior Advertising Sales Manager per l’Italia di Samsung Ads, "raggiungere un pubblico che si muove in uno scenario così complesso richiede strategie flessibili, basate su dati e momenti di contatto anticipati".
L’epoca della TV generalista è ormai alle spalle. Oggi vince chi sa leggere i segnali del pubblico in tempo reale, chi sa adattarsi alla varietà dei percorsi di visione e chi riesce a diventare una scelta rilevante, non solo visibile.
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