23/09/2015
di Teresa Nappi

Chameleon.ad: nata sotto il segno dell'innovazione

La startup, spin off di AdvPlace e focalizzata sul native advertising, ha il proprio centro nevralgico a Dublino, dove il lavoro di sviluppo non si ferma mai. Obiettivi: espansione internazionale e format originali orientati al risultato

Insieme al programmatic, il native advertising è una delle tendenze evolutive più notevoli dell’attuale scenario della comunicazione interattiva: il "native" rappresenta il cuore di un movimento interno alla pubblicità digitale, che esce dai suoi tradizionali confini di “banner” - semplice trasposizione online della pubblicità visiva tipica dei mezzi cartacei - per assumere le sembianze del contenuto che lo ospita, diventandone “parte”. In questo modo, il messaggio viene trasmesso in forma più piacevole, fluida e - secondo la maggior parte degli studi - efficace.Su Engage mag numero 11/2015 abbiamo dedicato un ampio focus al native advertising, raccogliendo opinioni e presentando alcune tra le strutture che possono vantare un'offerta di soluzioni avanzate in questo campo. Tra queste c'è Chameleon.ad, struttura emergente specializzata proprio in Native nata come spin off di AdvPlace. Ne abbiamo parlato con i fondatori Carlo Petito (nella foto sopra) e Ruben Amoruso (qui a lato).


Chameleon.ad è una giovane startup nata come spin off di AdvPlace, società italiana indipendente attiva dal 2012 e specializzata in soluzioni per il digital advertising. Fondata da Carlo Petito (Ceo), Ruben Amoruso (Coo) e Roy Bellingan (Cto), ha il proprio centro di sviluppo a Dublino, dove la realtà sbarca in seguito a un primo round di finanziamento favorevole. La new company si occuperà di native advertising, un mercato in forte espansione nell’ultimo anno, offrendo una suite di prodotti tecnologici a publisher e advertiser, come spiegano Petito e Amoruso in questa intervista.

Come mai la scelta di concentrarvi sul native?

Carlo Petito: Dopo anni nel campo del performance e grazie ad una profonda riorganizzazione interna, abbiamo acquisito due concessionarie display e creato una unit dedicata per testare varie soluzioni internamente. Il native si è dimostrato subito interessante, abbiamo avuto subito ben chiari i risultati ottenuti e, soprattutto, quelli ottenibili: per un primo periodo ci siamo concentrati esclusivamente sulla Ricerca e Sviluppo di nuove soluzioni di comunicazione. In un anno abbiamo costruito anche la rete commerciale, che conta oggi più di 150 publisher, sulla quale continuiamo a distribuire i contenuti native tramite la neonata società di diritto irlandese: Chameleon Advertising Technologies Ltd.

Quale ricetta proponete a brand e publisher per far sì che i rispettivi contenuti possano fondersi?

Ruben Amoruso: Per lavorare con noi, bisogna accettare le “regole della casa”. Sebbene siamo soliti lasciare molta autonomia ai publisher, siamo molto rigidi e puntuali sull’attenersi alle nostre documentazioni e guidelines interne. Il native è una forma particolare di advertising che deve sposarsi con layout, stile e contenuti ed è per questo che ogni singola integrazione su un nuovo publisher è costruita insieme ai nostri tecnici e ad un account manager. Lo stesso può dirsi del rapporto con brand, agenzie e centri media: tutti i contenuti sono sottoposti ad una nostra continua verifica per garantire un livello qualitativo eccellente. I nostri strumenti di reporting e analisi inoltre identificano velocemente creatività e contenuti che stanno ottenendo delle performance sotto la media, in modo tale da agire tempestivamente. Grazie all’expertise maturata nel campo dei modelli a performance in AdvPlace, riusciamo sempre a garantire il risultato pianificato. Stiamo inoltre analizzando dei nuovi format commerciali ibridi per bilanciare brand awareness, performance e social engagement.

L’innovazione è alla base della vostra nuova sfida. In cosa Chameleon è così innovativa?

Carlo Petito: Non siamo esclusivamente un ad network e non siamo solo un ad server: siamo un laboratorio. Nei nostri uffici ci sono persone continuamente al lavoro su ricerca e sviluppo di nuove forme interattive “incapsulate” in modalità nativa sugli spazi del publisher. L'innovazione in Chameleon si esprime in vari modi: Ad Network, piattaforma SaaS, accesso a circuiti programmatic, algoritmi proprietari, supporto al video advertising e viewability.

Come state procedendo nell’implementazione del business e con quali obiettivi?

Ruben Amoruso: Abbiamo appena aperto una sede a Dublino dove concentreremo tutto lo sviluppo tecnico delle nostre piattaforme. Lato commerciale, da settembre ci stiamo focalizzando sul lancio in diversi mercati esteri che consideriamo interessanti: tra i primi, Spagna e Brasile. Gli obiettivi sono quindi: nuovi formati che abbiano un elevato engagement e nuovi accordi commerciali con i gruppi editoriali esteri.

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