06/07/2023
di Francesco Leone

MeToo delle agenzie, la risposta dell’ADCI alle accuse mosse sui social

Dal post di Monica Rossi a quelli di Massimo Guastini fino all’esclusione di Pasquale Diaferia: l’Art Directors Club Italiano chiarisce la vicenda e replica alle critiche ricevute

“Partiamo dai fondamentali. ADCI è un’associazione privata, che tutela la promozione della creatività. Lo abbiamo detto, da ultimo con un comunicato del 22 giugno scorso, ma, evidentemente, è necessario ripeterlo”. È questo l’incipit della nota diffusa dall’Art Directors Club Italiano in seguito ad alcune accuse definite dall’associazione come “diffamatorie” mosse sui social negli scorsi giorni. “Come associazione”, prosegue il comunicato, “abbiamo un atteggiamento di tolleranza zero verso ogni comportamento discriminatorio, denigratorio, sessista, razzista o comunque lesivo della dignità e delle libertà di tutta la comunità dei creativi. Però siamo fermamente convinti che questa battaglia vada combattuta con regole democratiche nella consapevolezza che la democrazia è presidio di civiltà. Che cosa fa ADCI è noto, specialmente ai nostri soci”.

Il contesto è quello della vicenda che ha portato sotto i riflettori della cronaca quello che ormai è stato ribattezzato come il “MeToo delle agenzie”, il riferimento nel dettaglio della risposta dell’ADCI è quello relativo a un post pubblicato su Facebook dal profilo di Monica Rossi: pseudonimo di un personaggio del mondo letterario che nelle scorse settimane ha intervistato alcune persone coinvolte, attivisti e non, nel fenomeno delle molestie nelle agenzie pubblicitarie.

MeToo delle agenzie, il post di Monica Rossi

“Massimo Guastini (pubblicitario già presidente per due volte dell'Arts Directors Club Italiano) da 6 anni accusava pubblicamente Pasquale Diaferia (anche lui pubblicitario famoso) considerato da tutti l'inventore dello slogan 'Toglietemi tutto ma non il mio Breil' di molestie. Nessuno gli ha mai dato retta. Massimo Guastini ha portato la questione all'attenzione dell'ADCI sia quando il presidente era Vicky Gitto e sia quando a capo c'era Stefania Siani. L'ADCI non ha mai fatto nulla.”, si legge nel post di Monica Rossi che sempre sull’ADCI prosegue, “L' Art Directors Club Italiano sapeva tutto dal 29 settembre 2017 alle ore 16:53. (messaggio WhatsApp). Non ha mai fatto nulla ma dopo una contro denuncia di Diaferia ha pensato bene di riunirsi per decidere se espellere Massimo Guastini, Daniela Montieri, Laura Grazioli e Paolo Iabichino perché avevano denunciato le molestie. Alla fine, il verdetto: facciamo che un'accusa annulla l'altra e ce li teniamo tutti. Poi, dopo che l'intervista è diventata virale (che però non aggiungeva assolutamente nulla a quanto già stato raccontato in lungo e in largo per 6 anni) ha pensato bene di espellere Diaferia. Prove aggiuntive? Nessuna. Fatti acclarati? Nessuno. Novità? Un'intervista su Facebook. Da notare che io prima del 9 giugno non conoscevo nessun pubblicitario, nessuna agenzia e men che meno sapevo che esistesse questo benedetto ADCI. Ora sì. E a molti soci ho fatto una domanda rivoluzionaria: Ma poi, alla fine, cosa fa in concreto quest' ADCI?".

La risposta di ADCI

Nei giorni successivi alla pubblicazione di questo contenuto l’ADCI ha reso noto, inoltre, che è stato istituito il tavolo di lavoro comune promosso dalla stessa associazione insieme a Una, Aziende della Comunicazione Unite, e Osservatorio Branded Entertainment (Obe): un’iniziativa dove le tre associazioni uniscono le forze e puntano a generare un cambiamento a livello sistemico nella cultura della responsabilità sociale per la industry della comunicazione, lavorando insieme su un’ampia gamma di temi e soluzioni, in risposta agli eventi di quest’ultimo mese, con gli sviluppi del Metoo delle agenzie di comunicazione.

Dopo la comunicazione dell’avvio dei lavori insieme alle altre associazioni però, l’ADCI ha anche diramato la nota in cui ha risposto direttamente alle critiche ricevute. Comunicato che riportiamo di seguito nella sua forma integrale (senza l’incipit già citato in apertura di questo articolo):

“Troviamo grave e diffamatorio sostenere che abbiamo retrodatato il consiglio di mercoledì 7 giugno in cui è stata deliberata l’esclusione di Pasquale Diaferia. Invitiamo a rettificare immediatamente questa informazione. Veniamo all’ulteriore considerazione diffamatoria ovvero che l’ADCI e i past president Massimo Guastini e Vicky Gitto e i rispettivi consigli non abbiano fatto nulla in merito alla vicenda. Massimo Guastini, è stato il presidente di ADCI. Durante questo periodo, Pasquale Diaferia non è stato espulso dall’ADCI, né fatto oggetto di nessun richiamo e provvedimento ma, come ha detto lo stesso Guastini, non ha rinnovato la sua iscrizione. Cosa che ha fatto successivamente, quando presidente era Vicky Gitto. Durante la presidenza di Gitto, nel 2019, Diaferia aveva segnalato al collegio dei probiviri del Club Guastini e altri soci, rei – a suo dire – di diffondere informazioni diffamatorie sul suo conto. A sua volta, Guastini aveva segnalato Diaferia. La querelle era arrivata all’attenzione di ADCI. Non è assolutamente vero – che l’ADCI 'non ha mai fatto nulla'. È un’informazione diffamatoria, però questo riguarda al più noi e Monica Rossi. È, prima di ogni altra cosa, un’informazione falsa. E questo, ovviamente, riguarda tutti. Se si vogliono muovere delle accuse, bisogna conoscere i fatti. A vantaggio di Monica Rossi e di tutti, ricostruiamo allora i fatti, per come realmente avvennero".

Il caso Diaferia-Guastini: la ricostruzione di ADCI

"I probiviri hanno esaminato il caso e, per ragioni pur che non si faticano a comprendere, nessuna delle persone che avevano comunicato a Guastini di essere state molestate ha ribadito queste informazioni al collegio dei probiviri. Il collegio dei probiviri si è trovato a dover decidere in assenza di testimonianze, scritte o orali, e sulla base delle sole affermazioni di un socio che affermava di essere a conoscenza di determinati fatti. Fatti non provati, perché, nel 2019, Diaferia non risultava essere destinatario di alcuna misura da parte degli organi di giustizia (condanne, ma neanche avvisi di garanzia). Né ci risultavano fascicoli aperti presso qualche Procura della Repubblica sul suo conto. È scontato, ma visto il tenore delle comunicazioni infanganti in cui siamo citati, ci impone di precisarlo: anche se fosse stata aperta un’indagine, ADCI non ne sarebbe stata informata. In un simile contesto, non vediamo in che modo e per quali ragioni ADCI e i Past President sarebbero stati tenuti ad espellere un socio".

La testimonianza di Giulia Segalla

"Durante la sua presidenza Vicky Gitto ha correttamente affidato al Collegio dei probiviri lo studio della vicenda e il Consiglio ha emesso un ammonimento, che, sulla base degli elementi probatori in nostro possesso, era il massimo che si potesse fare. Le segnalazioni anonime, come dice Monica Rossi, senza nome e cognome non sono testimonianze sono sfoghi. Se vale per l’informazione giornalistica, vale, a maggior ragione, se un’associazione deve adottare un provvedimento nei confronti di un socio. Ci teniamo però a segnalare che ciò che più ci ha colpito è stato proprio il coraggio di una testimonianza emersa dopo 11 anni di silenzio: quella della nostra socia Giulia Segalla che ha deciso di mettere il suo nome e il suo volto in merito alla vicenda Diaferia e di squarciare il silenzio. È un atto che merita rispetto incondizionato e che ci auguriamo abbia la forza di ispirare chiunque abbia subito simili traumi. A Giulia Segalla va tutta la nostra solidarietà e non di meno a chi, per ragioni che, umanamente, comprendiamo ha continuato a non volersi esporre, ora come allora".

L'espulsione di Diaferia dall'ADCI

"Veniamo ai fatti più recenti. In alcuni post pubblicati su diversi social network da parte di Massimo Guastini, si fa il nome di Pasquale Diaferia e si afferma che sarebbe un molestatore. A fronte del clamore mediatico che si stava generando per la possibile partecipazione dell’ex socio Diaferia all’evento Grande Venerdì di Enzo di Bari, e della quale la Presidente non era stata informata, il direttivo ADCI si è immediatamente attivato per invitare Diaferia a fare un passo indietro e a non parteciparvi. La motivazione espressa al socio era che la sua presenza avrebbe turbato il sereno svolgimento dell’evento. A fronte del rifiuto di Diaferia, che ha anteposto i propri interessi a quelli dell’associazione violando così lo statuto, Stefania Siani, attuale presidente, e il consiglio direttivo hanno fatto quello che nessun predecessore aveva potuto fare prima: deliberare l’esclusione di Diaferia da membro dell’ADCI. Davvero l’ADCI non ha fatto nulla? Le motivazioni dell’esclusione di un socio da un’associazione privata, finanche Monica Rossi dovrebbe saperlo, sono private: il nostro regolamento prevede che qualunque socio possa richiedere di visionare la delibera. Come ADCI, intendiamo proteggere tutti i professionisti vittime di molestie e sessismo e a questo scopo stiamo preparando l’assemblea generale convocata per il 18 luglio in cui condivideremo con tutti gli associati le linee di azione concrete che abbiamo predisposto. E perché il cambiamento culturale sia sistematico e definitivo abbiamo creato un Gruppo di lavoro con le principali associazioni di categoria perché le società di comunicazione diventino luoghi sicuri e trasparenti in cui lavorare. In cui denunciare comportamenti illeciti sia la norma. Con la stessa forza tuteleremo la parte sana, che è grande, dei creativi italiani senza abdicare ai valori della democrazia. La democrazia è rispetto dell’altro, è protezione delle categorie più deboli o più esposte a cui va la nostra assoluta solidarietà, ma è anche rifiuto di processi sommari e indiziari”.

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