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09/01/2024
di Simone Freddi

Marketing e beneficenza, Ferragni indagata per truffa. E il Governo studia una legge ad hoc

L'imprenditrice digitale è stata iscritta nel registro degli indagati dalla Procura di Milano nell'inchiesta sul "pandoro-gate". Con lei Alessandra Balocco, presidente e a.d. dell'omonima azienda dolciaria

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Truffa aggravata: è questo il reato per cui la Procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni, già da settimane al centro di una tempesta mediatica. L’indagine è quella che vede al centro il caso del pandoro “Pink Christmas” della Balocco, che già ha provocato all’imprenditrice digitale e all’azienda di Cuneo una serie di multe da 1,5 milioni di euro complessivi inflitta dall’Acgm per pubblicità ingannevole in materia di beneficenza. Per lo stesso reato è indagata anche Alessandra Balocco, presidente e a.d. dell’impresa dolciaria.

Quello che Chiara Ferragni stessa in un video di scuse aveva definito come un «errore di comunicazione», cioè avere fatto o lasciato intendere ai consumatori che l’acquisto di un pandoro avrebbe contribuito a una donazione a favore di bambini malati, circostanza rivelatasi non vera, potrebbe dunque configurarsi come una truffa dal punto di vista penale.

"Sono serena perché ho sempre agito in buona fede e sono certa che ciò emergerà dalle indagini in corso”, ha commentato in una nota l'imprenditrice, che ha espresso "piena fiducia nell'attività della magistratura". 

La svolta nell'inchiesta è arrivata lunedì, dopo settimane in cui la procura era al lavoro sul caso senza ipotesi di reato e indagati. Decisiva è stata un’informativa depositata dalla Guardia di Finanza, che raccoglie le carte acquisite dall’Antitrust e alcune mail tra il gruppo dolciario e l’imprenditrice, i cui rispettivi team saranno convocati nei prossimi giorni dai pm per acquisire ulteriori elementi. Per di più, nell'inchiesta milanese, dopo il capitolo del pandoro della Balocco verranno analizzati casi simili nei quali la vendita dei prodotti è stata proposta dalla influencer con scopi solidali come nel caso delle uova di Pasqua prodotte da Dolci Preziosi e della bambola Trudi, di cui si è parlato nei giorni scorsi.

Le conseguenze del "caso Ferragni"

Indipendentemente da come andrà l’indagine della Procura, il “caso Ferragni” ha già prodotto una serie di conseguenze. Per la diretta interessata, innanzitutto. Per arginare la crisi in atto e provare a risollevare la sua immagine dopo le ultime difficili settimane l'imprenditrice si è recentemente affidata a una task force composta dagli studi legali Gianni & Origoni e Marcello Bana, oltre che dall’agenzia di comunicazione Community, che in oltre 20 anni di esperienza ha assistito durante vicende di crisi aziende come Juventus, Parmalat, Ilva, Barilla, Cirio, San Raffaele e Standard & Poor’s. Ciò nonostante, aziende come Safilo e Coca-Cola hanno già deciso di interrompere o congelare le proprie collaborazioni con l’influencer, scelta che starebbe valutando di compiere anche il brand Monnalisa.

Da valutare ci sono poi almeno altre due questioni. La prima riguarda le eventuali ricadute del "caso Ferragni" sulla propensione delle aziende verso la leva dell'influencer marketing, comparto che negli ultimi anni è cresciuto a un ritmo ben superiore alla media generale del mercato pubblicitario (+10% nel 2023 secondo i calcoli dell'UPA) e a cui sempre più brand si rivolgono per veicolare non solo prodotti ma anche valori. La seconda riguarda la fiducia delle persone nelle iniziative solidali, in particolare quelle promosse da aziende e personaggi pubblici, dal momento che mettere insieme marketing e beneficenza si sta rivelando un tema scivoloso. E' un tema, quest’ultimo, su cui si si sta mettendo in moto anche la macchina della politica.

Già durante la sua conferenza stampa di fine anno, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva avvertito che “c’è una questione di trasparenza sulla beneficenza su cui forse bisogna lavorare”. E sull’onda del cosiddetto Pandoro-gate, ora già si lavora a quella, che, scrive Il Messaggero, “qualcuno, nei corridoi tra Montecitorio e Palazzo Chigi, ha già battezzato come la ‘legge Ferragni'” per superare una serie di criticità che emergono nella normativa attuale.

Più trasparenza su sponsorizzazioni e beneficenza

In particolare, secondo le ricostruzioni di stampa, il governo Meloni starebbe valutando l’implementazione di una legge che obblighi le aziende e le società a rendere pubbliche le cifre legate alle loro iniziative di beneficenza, con un dettaglio approfondito. Tra le proposte c’è l’indicazione se la somma da devolvere è stata fissata in modo arbitrario o se dipende dall’andamento delle vendite, specificando la percentuale dei guadagni destinata alla causa. Si prevede anche una maggiore trasparenza sulle sponsorizzazioni, con l’obiettivo di informare i consumatori se la partnership con testimonial è retribuita. Tutte ipotesi di buon senso, anche se il rischio di impantanare l'intero Terzo Settore nella burocrazia è dietro l'angolo. Il dibattito è aperto. 

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