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28/09/2021
di Andrea Salvadori

Freeda Media lancia la piattaforma per i social dei brand. Scotti Calderini: «Ora joint venture per diversificare il business»

La Platform permette alle aziende di migliorare le performance media dei contenuti su Facebook & Co. Il fondatore: «Focus sull’internazionalizzazione, presto investimenti in America»

Andrea Scotti Calderini, co-fondatore di Freeda Media

Andrea Scotti Calderini, co-fondatore di Freeda Media

Freeda Media lancia una nuova piattaforma per permettere alle aziende di migliorare le performance media dei contenuti social, apre alla possibilità di stringere delle joint venture per diversificare il business, torna ai livelli di crescita pre-Covid e continua ad investire per accelerare il piano di sviluppo internazionale. 

Nata come editrice dell'omonimo progetto editoriale social femminile, la media company fondata nata nel 2016 da Andrea Scotti Calderini e Gianluigi Casole ha deciso da quest’anno di ampliare il raggio d’azione e di proporsi sul mercato anche come piattaforma di consulenza per la comunicazione verso la Gen Z e i Millennials. Un nuovo corso strategico che ha ora nel lancio di Freeda Platform una delle sue tappe più importanti. 


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«Ascoltare, analizzare, comprendere e comunicare con le nuove generazioni», spiega Andrea Scotti Calderini. «È in questi concetti che si può sintetizzare l’essenza di Freeda Platform, una piattaforma che mira a innovare il mercato della consulenza di marketing e dell’analisi dei dati provenienti dai social, fornendo alle aziende un servizio a 360° finalizzato allo studio delle community e dei comportamenti online dei più giovani. L’obiettivo di Platform è infatti quello di impostare sui canali delle aziende partner un nuovo modo di comunicare con il target di riferimento, migliorando le performance media dei contenuti e impostando un modello basato sull’ascolto delle esigenze del proprio pubblico di consumatori». 

Al vertice della neonata realtà, che può contare sul lavoro di una quarantina di risorse, è stata chiamata Chiara Tescari, già head of product di Freeda Media, manager che si affianca così alle tre professioniste che guidano Freeda Media in Italia, (Paola Rini), in Spagna (Beatriz Medina) e, la nomina è dei giorni scorsi, in Gran Bretagna (Catherine Becker).

Il team di Freeda Media

Il team di Freeda Media

Sono tre le attività che Freeda Platform propone oggi ai brand. «La prima l’abbiamo chiamata “Listen” ed è finalizzata alla raccolta di dati, metriche e statistiche provenienti dai canali social delle aziende, al fine di analizzare le dinamiche comportamentali delle loro community di riferimento e di individuare i punti di forza e di debolezza dei contenuti esistenti, sempre in relazione al target delle giovani generazioni. Grazie ad un sistema di tag e analisi dei dati, e attraverso l’intelligenza artificiale, siamo grado di analizzare e migliorare le performance social dei contenuti dei nostri brand partner». Questo servizio è già stato scelto da Prada, mentre KFC ha optato per la seconda soluzione proposta dalla Freeda Platform, “Engage”. «In questo caso Freeda Platform entra nell’attività specifica di comunicazione combinando l’analisi dei dati all’elaborazione creativa. I contenuti social vengono realizzati in maniera dinamica e cambiano dunque alla luce dei dati raccolti e del feedback degli utenti, con l’obiettivo di stimolare la conversazione e di incrementare così le community». 

L’ultima attività, “Transact”, «combina invece i dati e la creatività ai servizi ecommerce. Qui l’obiettivo è trasformare gli utenti delle community in consumatori sfruttando le peculiarità del social commerce». A fruire di quest’ultima opportunità è stata Artstana in occasione del lancio del marchio di bellezza Goovi. «Dal 2019 Freeda ha collaborato alla costruzione del brand nato dalla collaborazione tra Artsana e Michelle Hunziker, che oggi grazie anche al nostro supporto strategico conta una community di oltre un milione e mezzo di utenti, una reach di 12 milioni di potenziali consumatori ogni mese e si posiziona tra le aziende leader nel settore della cosmetica online in Italia grazie ad un giro d’affari che sta crescendo in modo significativo anche sul fronte dell’ecommerce». 


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Alla luce dell’esperienza maturata con Arstana, Freeda Media ha inoltre deciso di aprire alla possibilità di rafforzare la relazione con il mondo corporate anche arrivando anche a costituire delle joint venture societarie. «Dal mondo del media a quello dei fast-moving consumer goods fino alla moda, sono diversi i settori merceologici che guardiamo con interesse. Business dove ci piacerebbe dunque entrare anche con una logica imprenditoriale». 

La crescita torna di livelli pre-Covid

Freeda Media si appresta a chiudere un anno positivo sul fronte dei risultati di audience ed economici. «Freeda Media può contare oggi su una reach mensile di 100 milioni di utenti e su un miliardo di video views all’anno», prosegue Scotti Calderini. «Raggiungiamo oltre 80 mercati nel mondo in tre lingue: in Italia abbiamo una reach di 25 milioni utenti su base mensile e di 4 milioni su base quotidiana, di cui 3 milioni sono donne GenZ e Millennials. In Gran Bretagna e Nord America la reach è di di 55 milioni utenti, mentre con lo spagnolo parliamo a 20 milioni di utenti, di cui tra i 10 e i 15 milioni in Sud America».

Per quanto riguarda i conti, «il fatturato sta aumentando a tripla cifra e siamo tornati ai livelli di crescita pre-Covid, mentre sul fronte della marginalità l’Italia è profittevole, la Spagna è a break even e la Gran Bretagna è ancora nella fase di investimenti».  

La società conta oggi su tre sedi tra Italia, Spagna e Gran Bretagna, ma l’obiettivo è aprirne presto di nuove per proseguire il piano di internazionalizzazione. «Il nostro primo obiettivo rimane diventare una realtà globale e, a tal fine, entro il 2022 ci piacerebbe avviare nuove filiali nel Nord America e nel Sud America. Per farlo potremmo anche considerare la possibilità di dare via ad una nuova raccolta fondi sul mercato». 

I principali azionisti di Freeda Media sono oggi i due fondatori, Alven, il venture capital francese che si è occupato dei primi due round di finanziamento, e diversi family officer e angel investor. La società dà lavoro a circa 230 persone, al 70% donne, di cui 150 in Italia, 50 in Spagna e 30 in Gran Bretagna.

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