di Alessandra La Rosa

Ecco PubTech, adtech company che supporta gli editori nelle nuove sfide del digital

Il CEO Marco Iacobellis e il CTO Luca Coppola ci raccontano come la società, che oggi si presenta al mercato, risponde a esigenze come la gestione del traffico non consensato o la conformità al GDPR

Marco Iacobellis e Luca Coppola

Nata dall’ascolto durato anni, prima casuale e poi più strutturato, di centinaia di editori su quali fossero i loro bisogni e le loro criticità più grandi, oggi Pubtech, adtech company parte di Skip Group, si presenta al mercato, puntando a rispondere ad alcuni specifici bisogni dei publisher: da un lato la necessità di monetizzare meglio le property senza dover aggiungere ancora altri spazi banner, dall’altro governare la complessità tecnologica sottostante al fare l’editore, ormai insostenibile per la maggior parte delle realtà.

«Su questi input abbiamo creato un team di sviluppatori dedicato, e lavorato per più di due anni lontano dai riflettori, concentrandoci molto sul prodotto e crescendo solo grazie al passaparola. Abbiamo scelto di creare un ecosistema, una suite di software dedicati che dialogano tra loro, e che rispondono alle sfide di oggi e di domani», ci spiega Marco Iacobellis, CEO e Founder di Pubtech.

Abbiamo chiesto a Iacobellis e al CTO di Pubtech Luca Coppola di raccontarci come la società risponde concretamente alle nuove esigenze degli editori e come la sua offerta sta evolvendo nel tempo.

Quali sono i punti di forza dell’offerta di Pubtech?

Luca Coppola: «Credo che il vero punto di forza in tutto quello che facciamo sia l’approccio deep tech, unito alla relazione umana. Nella gestione della monetizzazione dell’Open Market abbiamo sviluppato le nostre soluzioni proprietarie guardando alle best practice del mercato mondiale, e ogni giorno lavoriamo per ottimizzarle ancora: un byte alla volta, un millisecondo alla volta. Un lavoro faticoso, ma che ci ha portati all’eccellenza e a dei numeri che oggi ci danno ragione.

Lo stesso vale per la nostra CMP proprietaria, PubConsent. Non eravamo del tutto soddisfatti dei prodotti sul mercato, eravamo certi che si potesse fare qualcosa di più verticale per i Publisher Digitali, e così è stato. Non a caso, sempre e solo con il passaparola, player di primissimo piano come Quotidiano.net, IlRestodelCarlino, LiberoQuotidiano, FattoinCasadaBenedetta e più di altri 150 publisher hanno scelto la nostra soluzione.

Questo approccio si riflette in tutti i nostri touchpoint, a partire dalla dashboard proprietaria che è un vero e proprio strumento di analisi e che, in futuro, diventerà un hub di business intelligence per gli editori: al momento alcune funzioni sono in beta privata, manca ancora un po’ a che vedano la luce, ma le potenzialità e i primi feedback sono straordinari.»

Oggi, quando si parla di monetizzazione delle property di un editore, non si può non pensare anche a come valorizzare il traffico privo di consenso. PubTech come affronta il problema?

Marco Iacobellis: «Argomento caldissimo, sotto diversi punti di vista. Noi abbiamo approcciato il mondo del non consensato come un esperimento, poi sfociato in un prodotto vero e proprio, che alla fine è andato molto oltre le aspettative: il nostro strumento di monetizzazione del no consent garantisce RPM e fill rate di tutto rispetto, e questo ci è valso l’interesse di quasi tutti i principali gruppi editoriali italiani.

Monetizzare il traffico non consensato è fondamentale per due motivi: da un lato crea una fonte di revenue incrementale per chi oggi eroga solo spazi bianchi in questa modalità, dall’altro evita una navigazione parificabile a quella sotto adblock, senza che l’utente debba nemmeno prendersi la briga di installarlo.

In questi giorni la situazione potrebbe cambiare in modo radicale, ma la correlazione tra advertising e gestione dei consensi ormai è inscindibile, e ovviamente il fatto di avere una stack proprietaria che comprende sia l’advertising che una CMP, ci da un vantaggio strutturale rispetto ai competitor.»

Un’altra sfida per gli editori è poi quella della gestione dei consensi e della conformità al GDPR.

Luca Coppola: «Il mondo delle CMP è incredibilmente complesso, perché è il punto di incontro di due universi che normalmente non si parlano: quello giuridico e quello tecnico dell’advertising. Quando siamo partiti nei nostri test eravamo insoddisfatti proprio di questo, la maggior parte delle soluzioni sul mercato partivano da un solidissimo framework legale (e ovviamente lo facciamo anche noi) ma non abbiamo trovato la stessa ricerca in ambito tecnico, e ci sta perché si tratta di solito di prodotti adattabili a siti di ogni tipo: editoriali, ecommerce, blog personali, siti vetrina etc.

Noi la pensiamo diversamente, per noi chi fa l’editore digitale ha esigenze specifiche ed abbiamo orientato tutto lo sviluppo su queste: una CMP deve essere facile da installare e gestire sia su web che su pagine AMP, deve essere leggerissima, deve essere configurabile in modo autonomo sia nell’aspetto che nel comportamento, deve garantire analisi dettagliate, ed auspicabilmente dialogare in modo facile e intelligente con i sistemi di erogazione dell’advertising.

Un piccolo motivo di soddisfazione per noi è che in fondo siamo dei nerd: il nostro team è contributor del framework Open Source IAB TCF, utilizzato per tutte le CMP a livello globale, dove abbiamo contribuito a risolvere bug e migliorare il codice. Insomma ci stiamo impegnando a rendere il web globale un posto migliore.»

Quali saranno i prossimi step di sviluppo di Pubtech? Come evolverà la sua offerta?

Marco Iacobellis: «Beh, adesso per così dire viene il bello: tutte le tecnologie che stiamo costruendo sono scalabili all’infinito e abbiamo già in essere, ancor prima del lancio ufficiale, molte esplorazioni per potenziali partnership in tutto il mondo. Dove questo ci porterà lo scopriremo solo vivendo, sicuramente siamo già pronti con PubConsent ad operare in tutta Europa, California, Brasile, UK ed altri Paesi dove ci sono (o sono in via di implementazione) strutture legali in materia di privacy e cookie che ricalcano il nostro GDPR.

In Italia sempre più publisher di primissima fascia si affidano a noi per la monetizzazione o anche, frequentemente, per la gestione del solo Header Bidding. Ci rendiamo conto di riuscire a portare valore a questi editori in modo molto concreto e misurabile, e il mercato ci sta riconoscendo questa capacità.

A breve comunicheremo anche importanti innesti nel nostro team, per mantenere sempre l’equilibrio che fino ad oggi ci ha premiato: tanta tecnologia, insieme a tanto supporto umano.»

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