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05/07/2022
di Lorenzo Mosciatti

Parlamento europeo, via libera al pacchetto unico digitale: ecco cosa cambierà per la pubblicità delle Big Tech

L’assise ha approvato il Digital Markets Act e il Data Services Act, le leggi pensate per contrastare le pratiche sleali e l'abuso di posizione dominante delle grandi piattaforme online ed imporre una maggiore responsabilità sul controllo e la moderazione dei contenuti

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Via libera definitivo del Parlamento europeo al pacchetto unico digitale ideato per contrastare le pratiche sleali e l'abuso di posizione dominante delle Big Tech sui mercati e imporre alle grandi piattaforme online una maggiore responsabilità sul controllo e la moderazione dei contenuti.

Nella seduta odierna l’assise ha dunque approvato il Digital Markets Act (DMA), la legge sui mercati digitali, con con 588 sì, 11 contrari e 31 astenuti, e il Data Services Act (DSA), la legge sui servizi digitali, con 539 voti favorevoli, 54 contrari e 30 astensioni, votazioni che fanno seguito degli accordi raggiunti tra Parlamento e Consiglio il 24 marzo e il 23 aprile scorsi. Una volta adottati ufficialmente dal Consiglio europeo il DSA a luglio e il DMA a settembre, entrambi gli atti saranno pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea ed entreranno in vigore venti giorni dopo la pubblicazione. Il regolamento sui mercati digitali inizierà ad applicarsi sei mesi dopo la sua entrata in vigore, quello sui servizi quindici mesi dopo l’entrata in vigore.

Il DMA è rivolto a quelle piattaforme che operano sul mercato digitale come gatekeeper, ovvero che, in virtù della loro posizione dominante online, sono difficili da evitare per i consumatori. Le regole definite si rivolgono dunque ad aziende tech come Apple, Google, Amazon, Microsoft e Meta, che offrono servizi come motori di ricerca, social media, browser, app store, cloud, assistenti vocali, pubblicità, con almeno 45 milioni di utenti privati mensili.

In particolare, si classificano come gatekeeper i soli fornitori di piattaforme di base che hanno un impatto significativo sul mercato interno, qualora abbiano raggiunto un fatturato annuo nell’Unione Europea di almeno 7,5 miliardi di euro o la loro capitalizzazione di mercato sia pari ad almeno 75 miliardi di euro. Inoltre devono contare mensilmente almeno 45 milioni di utenti finali e 10.000 utenti commerciali stabiliti sempre nell’Unione Europea.

Il regolamento impone una serie di obblighi e divieti per combattere pratiche commerciali scorrette. Ad esempio i gatekeeper non potranno classificare i propri prodotti o servizi preferendoli a quelli degli altri (self-preferencing) né potranno elaborare i dati personali degli utenti a fini di pubblicità mirata senza il loro esplicito consenso. Le piattaforme dovranno sottoporsi ad audit indipendenti, consentire l'accesso ad autorità e ricercatori autorizzati ai propri dati ed algoritmi, e ancora offrire agli utenti la possibilità di scegliere di non ricevere raccomandazioni basate sulla profilazione.

Nel DSA, il regolamento sui servizi digitali, è richiesto alle società che operano sul web di assumersi una maggiore responsabilità per la moderazione dei contenuti che circolano sui loro siti e di intervenire rapidamente per rimuovere il materiale illegale, in linea con il principio per cui ciò che è illegale offline lo deve essere anche online.

Le regole si applicheranno anche a vendite e pubblicità online, per garantire sia la sicurezza dei prodotti e dei servizi, sia la trasparenza sulla moderazione dei contenuti o sull'uso degli algoritmi per la raccomandazione dei contenuti. 

Le Big Tech che violeranno le regole di concorrenza saranno passibili di multe fino al 10% dei loro fatturati globali o fino al 20% in caso di inadempienza reiterata.

Il commento dell’Associazione Italiana Editori

L’Associazione Italiana Editori, insieme alla Federation of European Publishers, in una nota ha salutato con favore l’approvazione in via definitiva da parte del Parlamento europeo dei due regolamenti. In particolare, AIE considera molto positiva la scelta dell’Unione Europea di imporre nuovi obblighi alle maggiori piattaforme online, tra cui Amazon. Tra questi in particolare, “l’obbligo di condivisione dei dati di vendita con i propri ‘business users’ (nel caso di Amazon gli editori); il divieto di favorire propri contenuti/prodotti in vendita sulla piattaforma rispetto a quelli di soggetti terzi che utilizzano la piattaforma come market place; il divieto di applicare la 'Most-Favoured-Nation clause', ovvero la clausola che obbliga ogni soggetto terzo a offrire alla piattaforma le condizioni migliori rispetto ai concorrenti; nuovi obblighi in materia di interoperabilità dei contenuti, questione cruciale nel mercato degli ebook”. 

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