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22/01/2020

Netflix chiude il 2019 in crescita e spiega perché non ospiterà pubblicità

Ricavi e abbonati in aumento, ma preoccupa la crescente concorrenza nello streaming video. Intanto il Ceo Reed Hastings ha sottolineato nuovamente che il servizio non intende debuttare nell'advertising

Netflix chiude il quarto trimestre 2019 con ricavi e abbonati in crescita ma con stime prudenti per i primi tre mesi del 2020, anche a causa della crescente concorrenza degli altri operatori dello streaming video. Nel periodo che va da ottobre a dicembre dello scorso anno, l'utile netto della piattaforma di streaming video è salito a 587 milioni di dollari, ben al di sopra dei 134 milioni di dollari del 2019 e sopra le attese degli analisti. I ricavi sono aumentati del 30%, a 5,47 miliardi di dollari, a fronte dei 4,2 miliardi dello scorso anno. Gli abbonati sono saliti di 8,76 milioni, oltre i 7,9 previsti dagli analisti. Ma le stime per i primi tre mesi dell'anno deludono: la società prevede 7 milioni di nuovi abbonati, un numero inferiore rispetto ai 9,6 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Si tratta di un numero che riflette la pressione di concorrenti come Amazon, Apple e Disney. Negli Stati Uniti Netflix, in particolare, Netflix ha aggiunto 423 mila abbonati, superando la soglia dei 100 milioni, mentre a livello globale 8,3 milioni. La debole crescita americana è legata all'aumento della concorrenza e al rincaro dei prezzi, che ha portato alcuni clienti ad abbandonare la piattaforma.

Netflix conferma: non ospiterà pubblicità

In occasione della comunicazione dei dati finanziari, il Ceo Reed Hastings ha nuovamente sottolineato che Netflix non ha intenzione di introdurre pubblicità all'interno del suo servizio di streaming. “Vogliamo rappresentare un momento sicuro di riposo dove è possibile esplorare, essere stimolati, divertirsi, e non incappare in nessuna delle controversie riguardanti lo sfruttamento degli utenti con la pubblicità”, ha dichiarato Hastings. Secondo la società, restare privi di annunci è un punto a favore della piattaforma; in più, strappare quote di mercato a Facebook, Google e Amazon nel campo della pubblicità non sarebbe facile e richiederebbe al servizio di fungere da collettore di grandi quantità di dati degli utenti. “Pensiamo che con il nostro modello possiamo effettivamente ottenere maggiori ricavi, profitti più alti e una più grande capitalizzazione di mercato perché non siamo esposti a un ambito in cui siamo strategicamente svantaggiati, ovvero la pubblicità digitale se paragonati alle tre grandi società. Per tenere il passo dei concorrenti, Netflix dovrebbe investire pesantemente nell’implementazione di una infrastruttura atta a supportare pubblicità mirata e tracciamento su larga scala”, ha specificato il CEO. Netflix non raccoglie informazioni personali sugli utenti se non i dati relativi alla visione, la cronologia di ricerca, i voti ai contenuti e il momento in cui si sta guardando, utilizzati per raffinare il suo algoritmo di personalizzazione e raccomandazione di contenuti. Ad ogni modo, anche se la piattaforma non eroga pubblicità, le aziende possono lavorare con Netflix inserendo prodotti negli show a fini commerciali, attivando collaborazioni tra i marchi e realizzando prodotti ispirati alle serie e ai film.

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