Oggi, 27 ottobre, a Torino è stata svelata, nella centrale Piazza XVIII dicembre, vicino alla stazione di Porta Susa, l'opera Sintesi 59 di Armando Testa, una scultura in acciaio nero verniciato in modo da riflettere l'ambiente circostante, che rappresenta una sfera e una mezza sfera. Il lavoro ricorda la creatività dell'artista e quello stile che fondeva e rielaborava diverse discipline, dalla moda all'arte, dal cinema al design. Entrata a far parte dell’immaginario collettivo degli italiani come trascrizione visiva di uno specifico prodotto, questa immagine adesso viene donata alla città, nella sua natura originaria di scultura.
Piero Fassino e Marco Testa
Alla presentazione hanno partecipato Marco Testa, alla guida del gruppo e figlio del fondatore dell'agenzia, Piero Fassino, sindaco di Torino, e Benedetto Camerana, architetto che si è occupato della realizzazione del lavoro.
Un evento importante per la sigla, che ha inaugurato una nuova sede a Los Angeles, la Armando Testa & Partners (leggi l'articolo sull'inaugurazione della unit Testa Digital Hub e la preparazione dell'arrivo sul mercato americano), e ha lanciato un concorso per creativi che porterà il vincitore a fare uno stage per un mese nella nuova realtà statunitense. La sigla, che ha subito diversi cambiamenti nell'ultimo periodo, sta sempre più puntando sull'estero, con un impegno significativo negli Stati Uniti da cui si aspetta buoni risultati.
Marco Testa
Marco Testa ha commentato: «Sono contento che il sindaco ci abbia concesso questo onore e questa location dove l'opera può essere ammirata da tutti e spero che ai torinesi piaccia la storia di un uomo che si definiva "povero ma moderno". Sono fiero di questo evento: non immaginavo che un'immagine pubblicitaria potesse diventare un'opera d'arte. Ci sono tanti lavori di mio padre che sono stati esposte in tutto il mondo ma questo per noi è nuovo. Penso che lui, che sapeva che per comunicare con le persone bisogna parlare la loro lingua, avrebbe commentato: "Non è possibile"».
Piero Fassino ha sottolineato l'importanza dell'opera per la città, che diventa il simbolo del suo rinnovamento: «Ringrazio Armando Testa per aver donato alla città l'opera di una grande creativo, posta in un punto di grande visibilità, che è anche uno dei luoghi simbolici della trasformazione che Torino sta subendo negli ultimi anni. Armando Testa è uno dei grandi maestri della pubblicità a livello italiano e internazionale, capace di una forte innovazione, rappresentata al meglio da quest'opera».
Armando Testa non era solo un pubblicitario, era un ricercatore capace di esprimersi in diverse arti. Basti pensare che alcune delle sue opere fanno parte di importanti collezioni museali come il Moma di New York, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, l’Israel Museum di Gerusalemme oltre che di numerose istituzioni internazionali.
Disegnava continuamente, non solo su commissione ma anche per ricerca personale, come è avvenuto per Sintesi 59. Un giorno del 1959, durante un suo viaggio di lavoro a New York, l'artista vide nella vetrina di un negozio una bambola giapponese, composta da due semisfere. Fu questo spunto che, al suo ritorno in Italia, gli fece recuperare un abbozzo pittorico rimasto a lungo chiuso in un cassetto. La scultura nasce infatti da una visione, quella di una sfera sospesa sopra una mezza sfera, a cui Armando diede forma attraverso la sua realizzazione tridimensionale, che poi fotografò e su cui intervenne pittoricamente. Come lui stesso scrisse: “Volevo riuscire a rappresentare visivamente una sfera e mezza, così eliminando qualsiasi concessione al pittoricismo disegnai una sfera e mezza aerografata a tutto volume”. Il lavoro è diventato poi simbolo di una campagna di comunicazione, oggi esposta in vari musei del mondo: l'adv per il liquore Punt e Mes. Il disegno era nato autonomo e solo successivamente Armando decise di farne uso in pubblicità.
L'architetto Benedetto Camerana si è occupato di trasformare quest'opera pittorica in una scultura: «Dopo la ricerca della location, terminata con la scelta di un luogo prestigioso per la città, abbiamo deciso le dimensioni dell'opera, alta circa 5 metri. Quindi abbiamo scelto il materiale, l'acciaio, quello più giusto per rappresentare l'epoca in cui il lavoro è stato concepito. L'acciaio è stato verniciato di nero, in modo da riflettere l'ambiente circostante».