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di Simone Freddi

TV connesse, pubblicità in crescita a 470 milioni di euro nel 2023

Il calcio sugli OTT, ma anche la comparsa di nuovi player e gli investimenti dei broadcaster trainano l’advertising, che non è solo video ma anche display. Il nodo da sciogliere? La misurazione

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Corre la pubblicità destinata alle TV connesse: la spesa degli inserzionisti italiani su questo mezzo arriverà nel 2023 a circa 470 milioni di euro, con un balzo del +29% sui 361 milioni registrati nel 2022, secondo le nuove stime degli Osservatori Internet Media del Politecnico di Milano.

Il quadro è stato tracciato da Denise Ronconi, Direttrice, Osservatorio Internet Media, martedì a Milano nel corso del convegno di presentazione della ricerca 2023, in un capitolo tutto dedicato alla “tv 2.0” con diversi ospiti.

Quattro sono i principali driver di crescita per quanto riguarda la raccolta di pubblicità: l’importante raccolta legata agli eventi sportivi, in particolare il calcio, trasmessi su piattaforme OTT; un costante aumento della fruizione di applicazioni web sullo schermo di casa; la crescita della componente Addressable dei broadcaster; e infine la comparsa di nuovi player dell’Avod, tra cui vanno menzionate le nuove offerte delle piattaforme Svod (come Netflix).


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E mentre la nuova TV 2.0 è sempre più in ibrido tra tv e digitale, cambiano i paradigmi anche nei formati pubblicitari utilizzati “Se prima si parlava comunque solo di video, ora cresce il peso dei formati display, tra banner e “lanner” ha spiegato Ronconi. E poi c’è il programmatic: “per le applicazioni “native digitali” è stato naturale, mentre per i broadcaster l’approccio è più cauto anche se iniziano a sperimentare”, ha detto in proposito la ricercatrice, che ha anche sottolineato l’importanza del mezzo TV 2.0 per raggiungere quelle fasce di audience sempre più difficili da intercettare sulla TV tradizionale, concetto poi ribadito da Francesco Barbarani, Direttore area clienti Digital e Cinema, Rai Pubblicità, che ha spiegato come fatti 100 i top spender della concessionaria, giunti a metà anno ben 87 investano anche sui mezzi digitali, a testimonianza di come le audience incrementali, insieme alla qualità dei contenuti, siano alla base delle scelte strategiche delle aziende.

Nel corso della presentazione Antonio Filoni, Partner e Head of Innovation and Digital di BVA-Doxa, ha dimostrato come da parte delle audience cresca la preferenza per la pubblicità personalizzata rispetto a quella generica, mentre Davide Fiorentini, Director Italy di AudienceXpress, ha parlato del potenziale di crescita delle piattaforme AVOD, che nel più maturo mercato americano si accaparrano già oggi il 30% delle impression pubblicitarie complessive nel mercato CTV, contro il dato dell’8% che si registra in Europa.

“La Tv 2.0 si pone al centro di due sfere, quella della Tv lineare e quella del Digital”, ha detto invece Nicola Spiller, Direttore dell’Osservatorio Internet Media. Due sfere che si stanno sempre di più avvicinando, anche se permangono una serie di Silos. Per esempio nella gestione dei budget pubblicitari, che guardando all’interno delle aziende a volte fanno capo ai responsabili del media televisivo, altri dei responsabili dell’advertising online. Scelte diverse che finiscono inevitabilmente per riflettersi in diverse aspettative circa gli strumenti di misurazione, sfera quest’ultima che – come confermato anche nell’ultima tavola rotonda di giornata a cui hanno preso parte anche Ilaria Zampori, General Manager Italy & Spain di Quantcast, Marta Marchionni, Head of Display and Video Solutions, Google e Maria Federica Pappalardo, Head of Media - Internet & Interactive Communication Manager (nella foto sotto) - appare sempre di più come il grande nodo da sciogliere per consentire alla TV 2.0 di fare un altro passo in avanti nelle scelte degli spender.

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