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28/09/2023
di Andrea Di Domenico

Le agenzie viste dall’interno: ambienti di lavoro stimolanti, ma resiste il gender-gap

Presentato il Rapporto annuale sul mercato del lavoro nel settore della comunicazione italiana, frutto del lavoro condotto da Una e Almed

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È stato presentato oggi presso l’Università Cattolica di Milano il Rapporto annuale sul mercato del lavoro nel settore della comunicazione italiana, frutto del lavoro condotto da Una, l’associazione delle agenzie di comunicazione italiane, e Almed, l’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Nel rapporto non mancano le note positive, come la percezione da parte dei professionisti della agenzie di lavorare in un ambiente ambiente di lavoro inclusivo e collaborativo, dove le persone possono contare l’una sull’altra. Oltre l’80%, infatti, ritiene di poter contare sui colleghi in caso di difficoltà. Sebbene sia un ambiente in cui le donne rappresentano la maggioranza della forza lavoro, si evidenzia un dato di percezione più basso su questo aspetto.

IN tema di gender gap permangono, inoltre, alcune criticità all’interno dei board, nonostante si rilevi una maggiore presenza rosa rispetto a molte altre realtà e industry italiane. L’inclusione rispetto all’orientamento sessuale, origine etnica e disabilità è percepita come compiuta, ma non ancora sul fronte del genere, culturalmente più esposto ai carichi e alle responsabilità connessi alla famiglia.

Il settore è percepito come un ambiente stimolante in termini di proattività e confronto, atto alla valorizzazione, ma che di compenso non è adeguatamente remunerato. A dimostrarsi marcatamente più insoddisfatte sono le donne, in disaccordo con l’equità della retribuzione per il lavoro svolto il 46,6% della componente femminile rispetto al 34,8% dei colleghi maschi.

Il work-life balance rappresenta uno dei punti più critici: sono meno della metà i lavoratori della comunicazione che percepiscono la propria azienda impegnata a incoraggiarlo. È un tema molto sentito in particolare dalle giovani generazioni, in particolare della fascia 25-34 anni.

La valorizzazione del contributo dei singoli, la fiducia nel management e la chiarezza circa il percorso di carriera emergono come le principali aree di opportunità del settore per rendersi oltre che attrattivo, meritevole di permanenza a medio-lungo termine: pur emergendo come un’esperienza di lavoro divertente e raccomandabile, la prospettiva media di permanenza delle persone intervistate non supera i tre anni e oltre 1 lavoratore su 4, tendenzialmente al di sotto dei 34 anni, esprime criticità sul fatto che le aziende della comunicazione siano in grado di realizzare il potenziale delle persone e rappresentare un percorso di carriera soddisfacente con buone prospettive per il futuro.

“La industry della comunicazione italiana punta fortemente sui giovani, ma non possiamo negare che il divario generazionale esista e debba essere gestito non solo dal settore, ma anche dalle istituzioni, dalle aziende, dalle agenzie. E, soprattutto, dai giovani stessi”, spiega Davide Arduini, Presidente di UNA. “Come associazione, sentiamo la necessità di dare un segnale, una risposta forte affinché venga valorizzato il contributo che i giovani possono dare al sistema e al settore. Infatti, a breve, ci saranno diverse novità, tra cui l’inclusione di un giovane rappresentante nel contesto del nostro Consiglio Direttivo”.

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