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12/04/2016
di engage

Claudio Vaccaro (UpStory): "Protagonisti della Native revolution"

La formula della piattaforma è considerare il Native come la “nuova” pubblicità online basata su un contenuto, coerente con il contesto, che non interrompe l’utente ed è acquistabile in programmatic

Di fronte a fenomeni come l'ad blocking, il native può rappresentare una soluzione "win-win" per inserzionisti ed editori, che lo vedono come un modo per migliorare performance, efficienza e gradimento degli utenti. Le stime di mercato, come quelle rese note da Yahoo e Enders Analysis con lo studio “Native Advertising in Europe to 2020”, danno il native advertising come destinato a crescere del 156% nei prossimi 5 anni, conquistando entro il 2020 il 52% della quota di mercato di tutto il display advertising in Europa. Una crescita spinta da un’evoluzione del consumo dei media connessi da parte degli utenti, sempre pronti non solo a non subire la pubblicità troppo invasiva, ma anche a usare la tecnologia a proprio vantaggio. Di questo e di altro abbiamo parlato con Claudio Vaccaro, Ceo di BizUp, a cui fa capo la piattaforma e il network UpStory, per cui Native significa pubblicità basata su un contenuto, coerente con il contesto di fruizione, che non interrompe l’utente ed è acquistabile in programmatic. [Leggi il servizio completo su Engage mag]


È la nuova pubblicità online. Questo, secondo UpStory - piattaforma e network di BizUp -, è il Native advertising. A spiegarlo è Claudio Vaccaro, Ceo di BizUp, che inoltre specifica: «Native per UpStory significa pubblicità basata su un contenuto, coerente con il contesto di fruizione (in particolare su mobile), che non interrompe l’utente ed è acquistabile in programmatic». Questo significa 2 famiglie di prodotti per la piattaforma: «Sponsored post e video seeding, prodotto con il quale siamo partiti e per il quale siamo tra i leader di mercato; e Native advertising, formati pubblicitari nativi su desktop e mobile che abbiamo lanciato quest’anno e che a brevissimo saranno disponibili in programmatic. In generale - aggiunge ancora Vaccaro -, noi sposiamo le definizioni di native fornite a livello internazionale da IAB e anche in Italia ci stiamo adoperando per diffondere standard e maggiore consapevolezza sul tema: per questo siamo stati invitati al tavolo di lavoro di IAB Italia sul Native Advertising insieme ai big player del mercato».

Come si sta evolvendo la vostra offerta?

In maniera tumultuosa. Siamo partiti a inizio 2015 con il solo prodotto pay-per-post (sponsored post su siti, blog e social influencer), a cui abbiamo affiancato subito dopo i nostri ormai famosi sponsored post a performance garantita (pay-per-click, pay-per-view, pay-per-interaction) e in seguito le campagne di video seeding a pay-per-videoview. Negli ultimi mesi abbiamo lavorato duramente per mettere in piedi la nostra piattaforma di native ad-serving e ora siamo pronti a erogare formati pubblicitari nativi nel nostro network di publisher. Si tratta di UpFeed, formato composto da immagine + titolo e descrizione, che si inserisce nel feed dei contenuti del sito desktop e mobile; poi di UpVideo, formato video outstream e scroll-to-play, sia desktop che mobile; e, infine, UpContent, formato composto da immagine + titolo e descrizione, che si inserisce a metà di un articolo, anche in questo caso full-responsive. Nell’arco dei prossimi mesi abbiamo un piano di rilascio di almeno altri 4 formati, sempre rispettosi dell’utente, 100% viewable e adBlock compliant.

Native e mobile. C’è chi dice che il binomio possa dare un boost alla comunicazione…

È il nostro mantra. Il mobile è lo strumento con maggiore potenzialità, ma ad oggi è anche quello più sotto utilizzato. Il motivo è che i formati pubblicitari elaborati fino a questo momento non si adattano all’esperienza degli utenti, interropendola e non fornendo loro alcun valore. Il native è la risposta a tutto questo.

Come sta crescendo il vostro network?

UpStory ha avuto una crescita strepitosa: in un solo anno abbiamo acquisito circa 4.000 tra siti premium, blog verticali e profili social, raggiungendo una potenza in termini di audience di tutto rispetto: i nostri siti e blog generano 100 milioni di pagine viste al mese e i nostri influencer raggiungono 27 milioni di fan su Facebook, 3 milioni di follower su Twitter e 2 milioni su Instagram. Circa 100 importanti brand italiani e internazionali hanno già sperimentato le nostre campagne, ma siamo ambiziosi e non ci vogliamo certo fermare qui: il 2016 sarà l’anno del salto definitivo per la native revolution e noi vogliamo giocarci la partita da protagonisti.  

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