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17/04/2015
di Teresa Nappi

Paola Sersale: «Il Native non convince, conquista»

Per l'Head of Sales di 4w MarketPlace, tra i mezzi di comunicazione alternativi, l'adv nativa è una delle soluzioni più convincenti in quanto riesce a recapitare il messaggio ad utenti interessati mantenendone l’attenzione per più tempo

Continua lo speciale di Engage sul Native Advertising con le interviste ad alcuni protagonisti del settore (leggi il servizio completo su Engage mag), che ci raccontano la loro personale visione del fenomeno. Stavolta, diamo la parola a Paola Sersale, Head of Sales di 4w MarketPlace.


Nel corso degli ultimi anni, il fenomeno native ha destato curiosità e sollecitato lo sviluppo di forme sempre nuove di pubblicità integrata con i contenuti: «Questo perché l’attenzione si è spostata maggiormente verso loyalty e engagement. Le strategie di marketing più evolute ed ultimamente più diffuse non tendono più a “convincere” i clienti, ma a “coinvolgerli”», spiega Paola Sersale, Head of Sales di 4w MarketPlace, platinum sponsor del recente IAB Seminar dedicato al Native advertising.

Quali sono i plus di un progetto di comunicazione sviluppato secondo logiche Native?

Conquistare e non convincere, creando un rapporto diretto con il proprio interlocutore. “Engagement” significa molte cose ma ritengo che principalmente abbia le sue fondamenta nell’ascolto dell’utente, nell’interpretazione del suo comportamento per comprendere in quale modo può essere disposto ad “impegnarsi con un brand”. Le aziende sono alla ricerca di formati pubblicitari che permettano un tipo di comunicazione più evoluta e sofisticata, quindi mezzi di comunicazione alternativi, maggiormente flessibili e con un’elevata capacità di adattarsi al cambiamento. Il native advertising è una delle soluzioni più convincenti in tal senso in quanto riesce a recapitare il messaggio direttamente ad utenti interessati mantenendone l’attenzione per un tempo molto più lungo rispetto all’advertising tradizionale.

In questo quadro, quali sono le specificità della proposta di 4W MarketPlace?

Da quando è nata, 4w offre ai suoi investitori una tipologia di formati pubblicitari nativi, gli “annunci contextual“: inseriti in bottom article, non invasivi, integrati nel sito dell’editore e contestualizzati, grazie al widget di raccomandazione lanciato un anno fa. Visto il grande interesse da parte degli investitori, abbiamo lavorato con editori e partner allo sviluppo di nuovi widget, oggetti che all’interno dei siti facilitano all'utente l'interazione con i contenuti proposti dall’editore. In occasione dello IAB Seminar lanceremo il video native widget, realizzato in partnership con Digital Bees, società specializzata nel quality video content management. L’offerta pubblicitaria consiste in un preroll contestualizzato in modalità click-to-play con la possibilità di personalizzazione del widget che, oltre a soddisfare obiettivi di brand, ha evidenziato di aver contribuito ad un sensibile incremento del CTR del video. Inoltre, per gli inserzionisti più attivi nell’ambito del content marketing, 4w dà la possibilità di utilizzare il widget per diffondere contenuti video propri, o addirittura creare una propria playlist, inseriti in contesti premiali e di qualità.

Qual è la percentuale delle vostre revenue che deriva da progetti native? E con quali clienti avete collaborazioni attive su questo fronte?

La maggior parte delle nostre revenue deriva proprio da attività native con una forte propensione al direct response. Il 70% dei ricavi del 2014 è imputabile a questa linea di business e nei primi tre mesi del 2015 siamo già oltre il 75%, con una crescita prevalente proprio degli investimenti legati a campagne con obiettivi di brand-engagement. Il Gruppo Carrefour Italia ha partecipato alla fase di lancio del video native widget con la campagna “Sottocosto, ti adoro”, declinata anche su formati annunci. Samuele Glorioso, Digital Manager del Gruppo, presenterà la case history proprio nel corso dello IAB Seminar.

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