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30/03/2015
di Teresa Nappi

Claudio Vaccaro, UpStory: «Content is the new adv»

I contenuti di brand stanno affermandosi come forma pubblicitaria più efficace. Da qui il successo della piattaforma di BizUp che consente di pianificare campagne digital PR e native a performance, tra i protagonisti del prossimo IAB Seminar

Se vale l'affermazione “Content is the new advertising”, gli operatori specializzati in content marketing diventano, rispetto a qualche anno fa, parte delle fondamenta di un nuovo modo di costruire e pensare il messaggio pubblicitario: non più pubblicità intesa come messaggio commerciale, ma contenuti di brand capaci di catturare l’attenzione di utenti e di creare engagement. Prenderà le mosse da questa particolare evidenza il primo appuntamento Seminar 2015 organizzato da IAB Italia e dedicato al Native advertising, che tra i suoi protagonisti vedrà UpStory, la piattaforma di BizUp che consente di pianificare campagne digital PR e native advertising a performance, presentata nel corso di un altro grande appuntamento IAB: il Forum 2014. Alla vigilia della manifestazione, abbiamo incontrato Claudio Vaccaro, ceo di BizUp, per fare il punto sulla giovane sigla specializzata in content marketing e sul network di publisher su cui può contare.

Partiamo da una domanda semplice: cos’è UpStory?

UpStory è la piattaforma proprietaria di BizUp che consente ai brand di pianificare campagne digital PR e native advertising a performance, attraverso la creazione e distribuzione di branded content sul nostro network di circa 2.500 publisher certificati indipendenti, in continua crescita. Il tutto con risultati garantiti: è possibile infatti acquistare pubblicazioni sponsorizzate, pubblicazioni con visualizzazioni garantite, pubblicazioni con click garantiti o video views. Una rivoluzione nel mondo promoted post e native.

Nello specifico come si inquadra UpStory all’interno di BizUp?

In questi 4 anni abbiamo maturato un'esperienza enorme in ambito content marketing e digital PR, lavorando su progetti complessi per marchi come BNL, Lottomatica, Venere.com, Giunti editore, Consorzio Bancomat. In totale, sono circa 100 i clienti gestiti in questo ambito. Per dare qualche numero: il nostro team di 15 pr specialist ha raccolto e catalogato nei nostri database 90.000 siti e blog in tutto il mondo, ottenendo, grazie all'attività di digital PR e di engagement degli influencer, circa 10.000 pubblicazioni originali su siti diversi in tutte le categorie. Inoltre, era inevitabile prima o poi il passaggio da una logica manuale a una, per abusare di un termine in voga, "programmatic", più scalabile e basata sulla tecnologia, in grado di valorizzare il network di relazioni che abbiamo costruito. In sintesi abbiamo radici ben piantate nelle digital PR, ma ora guardiamo decisamente al mondo Native.

La soluzione che tipo di esigenze intercetta e, a queste, come risponde?

Siamo un "centro media" per la pianificazione di campagne branded content. I dati ci dicono che i contenuti stanno affermandosi come una forma più efficace di pubblicità, perché più credibile e di valore per l'utente: "content is the new advertising" questa è la nostra visione. Abbiamo maturato la convinzione che i branded content debbano entrare sempre di più nei media plan delle aziende, ma per farlo occorreva trovare il modo di venderli come fossero pubblicità, quindi con performance totalmente tracciabili e con garanzia sul risultato. Proprio a questo scopo è nata UpStory, con la sua doppia natura di piattaforma tecnologica e di network di publisher: per consentire alle aziende una pianificazione efficace e misurabile delle loro campagne content. UpStory infatti permette ai brand di entrare in contatto con le audience profilate e verticali di publisher certificati (siti, blog e profili social, ndr), ottenendo post sponsorizzati di alta qualità con garanzia di risultati in termini di numero di post, posts views, posts click (visite al sito) e video views.

Ma se un’azienda è convinta di non avere contenuti adeguati come si può procedere?

I branded content distribuiti da UpStory possono essere sia prodotti dal brand (per esempio: video, infografiche, guide scaricabili e così via, ndr) sia co-creati con i publisher, a cui viene assegnato un brief a inizio campagna. Se un'azienda non ha a disposizione il contenuto, ci pensiamo noi: BizUp ha al suo interno risorse creative straordinarie e un team di produzione molto prolifico: siamo forse l'agenzia che ha prodotto più infografiche in Italia. Abbiamo anche diversi partner creativi in particolare per la produzione di video, con i quali collaboriamo per dare ai nostri clienti prodotti sempre più coinvolgenti ed efficaci. Come si compone il network? In soli 3 mesi il network è cresciuto fino agli attuali 2.500 tra siti, blog e profili social, ma stiamo continuando ad acquisire dalle 50 alle 100 candidature al giorno, che vengono tutte vagliate dai nostri publisher manager. Contiamo entro la prima metà dell'anno di aggregare circa 5.000 publisher. Naturalmente la nostra forza - e l'opportunità più importante per gli investitori - è la coda lunga, ma di qualità: blog personali con relativi profili social (si va dalla fashion blogger alla mamma blogger, dal travel blogger al tech blogger, ndr), alcuni dei quali visitatissimi, ma anche siti premium appartenenti ad importanti network editoriali. Copriamo 22 categorie tematiche diverse. La nostra piattaforma tecnologica sta raccogliendo dati con continuità per consentire una pianificazione sempre più mirata ed efficace dei contenuti brandizzati.

UpStory è Gold Sponsor dello IAB Seminar previsto a Milano il 15 aprile e dedicato al native adv. Come si sostanzierà il vostro contributo entro questa cornice?

Allo IAB seminar presenteremo una case history di UpStory, la campagna #regalosbagliato di Trollbeads: in soli 4 giorni abbiamo ottenuto 60 articoli sponsorizzati su blog di fascia alta, generando circa 25.000 visualizzazioni ai post e circa 10.000 visite profilate al sito di Trollbeads.

Fatto 100 il fatturato di BizUp, quanto di questo è imputabile ad UpStory? Insomma, quanto del vostro business è in percentuale legato al native?Già ora il 50% circa del fatturato di BizUp deriva da attività di PR, Content e Native, tra cui rientra UpStory, che però è partita solo da 3 mesi. Comunque, visti gli obiettivi che abbiamo, penso che l'anno prossimo valga la pena rifarmi la domanda.

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