di Alessandra La Rosa

Qual è il metodo di targeting più usato dalle aziende?

Una ricerca ha messo in luce l'avanzata di un metodo congiunto che unisce sia il targeting basato su dati conosciuti dell'utente sia quello fondato su informazioni anonime. Anche se il primo è ancora quello più usato e ritenuto più efficace

Deterministico o probabilistico, qual è il metodo di targeting più utilizzato quando si pianifica una campagna data-driven? L'istituto di ricerca The Relevancy Group ha intervistato una serie di aziende sul tema, rivelando come i dati deterministici, quelli cioè basati su informazioni conosciute dell'utente come gli indirizzi email o i profili social, siano utilizzati molto più spesso di quelli probabilistici, ossia basati su informazioni anonime come gli indirizzi IP o i browser utilizzati, e anche ritenuti più efficaci. Tuttavia, il confine tra i due metodi è ritenuto piuttosto labile dai marketer, che spesso preferiscono utilizzare un mix tra i due: quest'anno il 32% delle aziende farà targeting deterministico, il 19% probabilistico e il 30% opterà per un approccio combinato. Anche sull'efficacia dei metodi il parere è abbastanza netto: il 32% degli intervistati ha dichiarato che il targeting deterministico è il più efficace, in quanto consente un'accuratezza della segmentazione maggiore e dunque la possibilità di erogare messaggi pubblicitari più rilevanti per l'utente e produrre tassi di engagement più alti. Ma l'approccio combinato sta di poco dietro (27%), seguito dal metodo probabilistico al 22%. L'avanzata del metodo combinato, secondo Peggy Reinders, analyst di TRG e co-autrice del report, citata da AdExchanger, sta soprattutto nel fatto che fare targeting deterministico lega in qualche modo le aziende a pianificare solo su quelle piattaforme che lo garantiscono, come Facebook e Google. Inoltre, secondo l'analista, utilizzare dati deterministici può comportare dei problemi nella scalabità della campagna. «Se si vogliono utilizzare più canali pubblicitari oltre Facebook e Google per avere quella scalabilità che si cerca ed essere capaci di intercettare gli utenti all'interno dell'ambiente mobile - ha commentato - c'è bisogno di una combinazione di entrambi i metodi».  

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