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28/06/2023
di Alessandra La Rosa

Pubblicità che non rispetta gli standard: un report del Wall Street Journal imbarazza Google

Gli inserzionisti colpiti, tra cui si contano anche parecchie grandi aziende, potrebbero arrivare a chiedere un risarcimento. La risposta di Big G: “Affermazioni estremamente inaccurate”

Photo by Pawel Czerwinski on Unsplash

Photo by Pawel Czerwinski on Unsplash

Nel posizionare pubblicità video su siti esterni, Google ha violato gli standard pattuiti con gli inserzionisti. È quanto rivela un articolo del Wall Street Journal, che, citando una ricerca fatta dalla società Adalytics, pone dei dubbi sulla trasparenza di una parte del business pubblicitario del colosso di internet.

Google posiziona spot pubblicitari sul sito e l’app di YouTube, ma tramite un programma chiamato Google Video Partners può posizionare le campagne dei brand anche su un network di siti esterni. In questo caso, Big G fa pagare un prezzo maggiorato, promettendo che gli annunci verranno posizionati su siti di alta qualità, prima del principale contenuto video della pagina, con audio attivo – insomma in posizionamenti premium – e che i brand pagheranno solo se le campagne non vengono “saltate”.

Tuttavia, spiega il WSJ, Google viola questi standard ben l’80% delle volte, secondo una ricerca di Adalytics frutto dell’osservazione di miliardi di impression di 1100 brand tra il 2020 e il 2023. Secondo quanto scrive la testata, Big G posizionerebbe gli annunci pubblicitari all’interno di piccoli video, senza audio e che vengono riprodotti in automatico lontano dal contenuto principale della pagina, su siti che non incontrano gli standard di monetizzazione della società.


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La pubblicità venduta su questo network di siti esterni farebbe parte di un pacchetto di inventory che comprende anche la stessa YouTube. Tra gli inserzionisti colpiti da queste “promesse non mantenute” ci sarebbero grosse aziende del calibro di Samsung, Sephora, Disney+, Johnson & Johnson e American Express. Ed alcune delle aziende coinvolte, afferma il WSJ, vorrebbero chiedere un risarcimento a Big G.

La risposta di Google

La risposta di Google, intanto, non si è fatta attendere. Poco dopo la diffusione della notizia, la società ha pubblicato un blog post, spiegando che “i brand hanno molto a cuore dove i loro annunci pubblicitari sono posizionati e la stessa cosa noi” e rispondendo praticamente punto per punto alle accuse di “un recente studio condotto da una società terza” che “ha fatto delle affermazioni estremamente inaccurate sul network”.

Big G ha voluto subito rassicurare i suoi inserzionisti sulle opzioni disponibili per “assicurare che i brand possano raggiungere audience di alta qualità all’interno del network di partner”: si va dal pieno controllo del posizionamento da parte delle aziende, all’alto livello di viewability delle inventory (“ben al di sopra degli standard della industry”, sottolinea Google). La società ha anche aggiunto di avere delle policy molto severe per l’inserimento di pubblicità sui siti terzi, rimuovendo regolarmente pubblicità dai siti partner che violano tali regole, e di condurre sempre un monitoraggio tramite società esterne per le campagne che vengono erogate su contenuti esterni.

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