29/03/2023
di Teresa Nappi

Google pubblica l'Ads Safety Report 2022 e lancia un nuovo strumento per la trasparenza

Il colosso di Mountain View annuncia la nascita del “Centro per la trasparenza pubblicitaria”, un archivio di inserzionisti verificati su tutte le sue piattaforme consultabile dagli utenti

Google ha pubblicato l’edizione 2022 del suo Ads Safety Report, che ogni anno racconta le attività del colosso per rendere più sicura la pubblicità online e prevenire un uso dannoso delle sue piattaforme pubblicitarie.

Le principali evidenze messe in luce dal report parlano di 5,2 miliardi di annunci bloccati o rimossi dal colosso per violazione delle sue policy nel corso dello scorso anno, per una media di 9.000 annunci al minuto, mentre oltre 4,3 miliardi sono stati limitati.

Sono stati bloccati durante gli scorsi 12 mesi anche oltre 17 milioni di annunci relativi alla guerra in Ucraina in base alle norme del gruppo sugli eventi sensibili.

E ancora: sono stati sospesi oltre 6,7 milioni di account di inserzionisti per violazioni delle policy di Google r rimossi annunci da oltre 1,5 miliardi di pagine.

Sono inoltre state introdotte 29 policy nuove o aggiornate per inserzionisti e publisher.

Contestualmente alla diffusione del nuovo Ads Safety Report, Google lancia anche un nuovo strumento per la trasparenza, chiamato “Centro per la trasparenza pubblicitaria”. La stessa azienda lo definisce come “un archivio consultabile di inserzionisti verificati su tutte le nostre piattaforme, tra cui la Ricerca Google, Display e YouTube, e che consente alle persone di cercare un particolare inserzionista e visualizzarne le informazioni” (leggi anche qui).

Infine, Google riafferma il suo impegno a voler fornire alle persone trasparenza e controllo “così che l’esperienza con la pubblicità online possa essere rilevante e utile”, spiega l’azienda. Questo è possibile con “Il mio centro per gli annunci”, che nei primi tre mesi dal lancio (avvenuto a ottobre 2022) ha registrato più di 70 milioni di visite globali, in cui oltre il 20% delle persone ha modificato le proprie preferenze pubblicitarie.

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