AG Digital Media, la società milanese cui fa capo la piattaforma Freeda, ha avviato la procedura di liquidazione volontaria, segnando la fine di un progetto nato nel 2016 con l’ambizione di diventare un punto di riferimento per l’universo femminile e le nuove generazioni nel mondo dei media digitali. Lo scrive Il Sole 24 Ore.
La decisione arriva dopo un percorso segnato da successi iniziali e difficoltà crescenti, soprattutto a partire dal 2020. L’azienda, fondata da Gianluigi Casole e Andrea Scotti Calderini, ha raccolto oltre 20 milioni di euro da investitori di rilievo, tra cui Alven Capital, Endeavor Catalyst, Ginevra Elkann, Luigi Berlusconi e Remo Ruffini. Al suo apice, Freeda contava una presenza in tre Paesi (Italia, Spagna, Regno Unito) e oltre 250 dipendenti.
L’ingresso nel mercato dei servizi digitali tramite la business unit Freeda Platform sembrava offrire una via d’uscita dalle difficoltà dell’advertising tradizionale digitale, generando oltre 20 milioni di ricavi in tre anni. Tuttavia, la perdita di alcuni contratti strategici nel 2024 ha compromesso la stabilità finanziaria del gruppo, portando infine all'attuale decisione di scioglimento. Sempre secondo Il Sole 24 Ore, il gruppo ha prima cercato di vendere prima il ramo media e poi la piattaforma tecnologica, senza successo però.
L’azionista principale di Ag Digital Media è il fondo francese di venture capital Fpci Alven Capital V (32,4%), mentre i due fondatori detengono il 12,4% ciascuno. Seguono Ginevra Elkann (7,2%), la Fidim dei fratelli Luca e Lucio Rovati, la Our Group di Remo Ruffini patron di Moncler, Stefano Sala, manager del gruppo Mediaset, e Matteo Sordo, general manager clients e consigliere in Publitalia 80 e Digitalia 08. Una piccola quota diretta spetta infine a Nerio Alessandri (Technogym) e Luigi Berlusconi.