• Programmatic
  • Engage conference
  • Engage Play
21/04/2020

L'Australia obbligherà Google e Facebook a condividere i ricavi pubblicitari con gli editori

Secondo uno studio commissionato dal Ministero del Tesoro australiano, tra l’8 e il 14 per cento delle ricerche su Google contengono un risultato proveniente da un sito di informazioni

Il tema dell'equilibrio nel mercato pubblicitario tra l'industria dell'informazione e le grandi piattaforme online non è solo europeo, ma è sentito anche dall'altra parte del mondo. L'Australia, infatti, adotterà nei prossimi mesi una legge che impone a Google e Facebook di condividere i propri ricavi pubblicitari con i gruppi editoriali, visto che questi colossi della rete ne utilizzano i contenuti senza compensi finanziari. Lo riporta Askanews, aggiungendo che il meccanismo, che darà origine a questo pagamento, non è stato ancora dettagliato. L’indennizzo è stimato in milioni di dollari all’anno. L’Ufficio del Tesoro ha fatto l’annuncio dopo diversi mesi di discussioni con Google e Facebook su un codice di condotta per rispondere alle rivendicazioni dei gruppi editoriali locali. Questi ultimi ritengono che le due società americane abbiano una posizione dominante nella pubblicità online, la loro principale fonte di reddito. Si alimentano in parte dei loro contenuti, che non pagherebbero al loro valore equo. Secondo uno studio commissionato dal Ministero del Tesoro, tra l’8 e il 14 per cento delle ricerche su Google contengono un risultato proveniente da un sito di informazioni. “Sulla questione fondamentale della remunerazione dei contenuti, che il codice ha cercato di risolvere, non ci sono stati progressi significativi”, ha dichiarato il tesoriere nazionale Josh Frydenberg in una rubrica pubblicata dal quotidiano The Australian. Il mercato della pubblicità online rappresenta oltre 5 miliardi di dollari all’anno in Australia, un importo più di otto volte superiore rispetto al 2005, ha scritto Frydenberg. Ogni 100 dollari spesi in pubblicità digitale nel Paese, oltre due terzi vanno a Facebook e Google. Facebook ha espresso “delusione” per l’annuncio del governo, ha assicurato di aver “lavorato duramente per rispettare la scadenza” e “ha investito milioni di dollari a livello locale per supportare gli editori australiani” con mezzi diversi. Google ha dichiarato che continuerà a collaborare ai piani per stabilire un codice di condotta con la stampa. Da un capo all'altro del mondo continuano, dunque, i tentativi da parte delle autorità di stabilire un maggior equilibrio nel mercato pubblicitario online, dal momento che finora le logiche di mercato da sole non sono state in grado di garantirlo autonomamente. Anche in Europa, da anni gli editori stanno conducendo un'aspra battaglia con le piattaforme sul tema del copyright. Un braccio di ferro che potrebbe essere arrivato a un punto di svolta in Francia a inizio aprile, dopo che la locale Autorità Garante per la concorrenza ha stabilito che Google dovrà negoziare il pagamento di un compenso agli editori per poter condividere i loro contenuti online, in applicazione della nuova Direttiva Europea sul diritto d'autore già entrata in vigore. Una sentenza che aveva portato il presidente della FIEG, Andrea Riffeser Monti, a parlare di una “vittoria per gli editori di giornali di tutta Europa che vedono rafforzata la loro posizione negoziale nei confronti degli Over The Top”.

scopri altri contenuti su

ARTICOLI CORRELATI