Dentsu apre a una riorganizzazione del business internazionale dopo un semestre difficile all’estero
Il Ceo Hiroshi Igarashi: «Pronti a mosse coraggiose, valutiamo anche partnership e cessioni per rilanciare la competitività»
Come riportato da Campaign Indonesia, Dentsu sta considerando alcune opzioni strategiche, incluse cessioni o partnership, sulle proprie agenzie internazionali nell’ambito di un piano più ampio per migliorare le performance al di fuori del Giappone.
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La mossa arriva dopo l’annuncio di risultati finanziari sotto le attese e di un piano di riduzione del personale pari all’8% della forza lavoro globale. Nel corso di una sessione di Q&A con gli analisti, il Ceo Hiroshi Igarashi ha parlato di una “partnership completa e strategica” per le attività internazionali del gruppo, aprendo alla possibilità di rivedere in profondità la struttura organizzativa e di capitale.
«Abbiamo parlato di ricostruire il business internazionale e di lavorare per migliorarne la competitività», ha spiegato Igarashi. «Per questo ricostruiremo le basi e rivaluteremo le unità meno performanti. C’è già stato un progresso graduale, ma non escludiamo cambiamenti più radicali».
Il manager ha sottolineato che l’azienda è pronta a prendere decisioni “coraggiose” se necessario: «Non consideriamo l’attuale assetto come definitivo. A seconda delle condizioni di mercato, potremmo dover intraprendere mosse più incisive».
Come parte di questo percorso, Dentsu sta collaborando con advisor esterni e sta valutando possibili partnership con terze parti, con l’obiettivo di accelerare il processo di rilancio internazionale.
Se in Giappone il gruppo ha registrato nel primo semestre una solida crescita organica dei ricavi (+5,3%), le performance internazionali sono risultate in calo: l’area Asia-Pacifico (escluso il Giappone) ha perso l’8,9%, le Americhe il 3,4% e l’area EMEA il 2,4%. Complessivamente, i ricavi organici di Dentsu sono scesi dello 0,2% su base annua, spingendo il gruppo a rivedere al ribasso le previsioni per l’intero 2025: da una crescita attesa dell’1% a una sostanziale stagnazione.