23/02/2022
di Cosimo Vestito

Bea - Be a Media Company punta a raddoppiare il fatturato nel 2022, a circa 2 milioni di euro

La società specializzata in narrazione strategica d'impresa cresce e intanto amplia il team. Il Ceo e Co-fondatore Salvatore Ippolito: «Le aziende si stanno riappropriando dei canali proprietari di comunicazione»

Salvatore Ippolito, Ceo e Co-fondatore di Bea - Be a Media Company

Secondo il Trust Barometer 2022 di Edelman, le aziende e i manager sono gli unici soggetti ad essere considerati dai cittadini competenti ed etici, e quindi meritevoli di fiducia. Altre istituzioni, come i media e le organizzazioni non governative, sono reputate carenti di una di queste due caratteristiche, mentre la posizione peggiore è occupata dai governi nazionali, oggetto di giudizi largamente negativi su entrambi i fronti.

In questa fase storica, quindi, i business sono investiti di responsabilità straordinarie, che riguardano sia lo spazio da occupare nella società e nel mondo sia la relazione da instaurare con i consumatori, che per essere solida e duratura deve fondarsi sulla coerenza e sull’affidabilità delle attività (economiche e non solo) e della comunicazione.

«La costruzione di un rapporto positivo tra un’azienda e il suo pubblico è una maratona e non una gara di velocità. Questo significa che oggi è necessario che l’azienda adotti un approccio sistemico e consapevole quando parla con le persone e che sia in grado di raccontare sé stessa e la sua filosofia come se fosse un media», ha raccontato a Engage Salvatore Ippolito, Chief Executive Officer di Bea – Be a Media Company, specializzata in produzione di contenuti multimediali e narrazione per le imprese e istituzioni.

La società, fondata circa dodici mesi fa dall’ex-Ceo di Agi ed ex-Country Manager di Twitter insieme a Marco Bardazzi, ha raccolto nel suo primo anno di attività i frutti di una tendenza di mercato secondo cui il corporate storytelling, la narrazione istituzionale e il branded content rivestono una sempre maggiore centralità nelle strategie aziendali. Con un fatturato di poco inferiore al milione di euro nel 2021, Bea prevede quest’anno di crescere del 100% raggiungendo un giro d’affari compreso tra 1,5 e i 2 milioni.

«Ci sono delle buone premesse al raggiungimento di questi obiettivi. Il settore della comunicazione nel complesso è piuttosto maturo ma il segmento in cui operiamo noi è relativamente nuovo e offre grandi opportunità di espansione – ha continuato Ippolito – Tante realtà si stanno infatti accorgendo di quanto sia importante dotarsi di hub editoriali, proporre contenuti testuali, video e audio e saper raccontare temi di grande attualità, come la sostenibilità ambientale, la diversità, il PNRR, oltre a quelli tipici di appartenenza e vocazione. Abbiamo riscontrato da parte del mercato grande consapevolezza e interesse verso i nostri servizi: questo ci segnala con forza il ritorno e l’affermazione dell’ownership dei canali di comunicazione».

Perché se da una parte i social network hanno giocato un ruolo fondamentale nella disintermediazione delle interazioni tra organizzazioni e pubblico, ultimamente le imprese, come reazione al dominio delle OTT, si stanno riappropriando dei canali di comunicazione, come gli spazi del proprio sito e altri strumenti di racconto e produzione di contenuti. «Il nostro portafoglio clienti è popolato da piccole e medie imprese, aziende e startup per progetti di carattere nazionale e internazionale. Siamo attualmente impegnati in quattro gare, perciò intuiamo che la domanda di questo genere di servizi sta aumentando», ha aggiunto il Ceo.

Ad oggi, oltra ai co-fondatori Ippolito e Bardazzi, il team di Bea – Be a Media Company è composto dal Chief Content Officer Corrado Paolucci, da altri due professionisti assunti nel corso del 2021 e da un altro in arrivo. Sono previsti inoltre altri due ingressi nel corso di quest’anno. L’organico conterà a fine 2022 poco meno di dieci persone, attive nelle aree dei contenuti, della grafica, del design e della visualizzazione dei dati.

Come ha spiegato Ippolito, infatti, oggi tante aziende si trovano a disporre di grandi quantitativi di dati senza però saperli organizzare, usare e mostrare a livello visivo per creare dei contenuti rilevanti e d'impatto. Un campo, questo, in cui Bea sta ottenendo buoni risultati grazie alla collaborazione sinergica con Dalk (di cui lo stesso Ippolito è Ceo dopo l'ingresso di Bea nel capitale con una quota del 30%) e The Visual Agency, specializzate in data-driven storytelling e design dell’informazione, e con l’agenzia Imille.

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