• Programmatic
  • Engage conference
  • Engage Play
di Andrea Di Domenico

L'Europa guida la corsa del programmatic "in-house"

Controllo sui dati, efficacia delle strategie pubblicitarie ed efficienza negli acquisti alla base di un trend in crescita

Da trend emergente, possiamo dire che il “programmatic in-house” sta diventando la norma, con i brand che cercano un maggiore controllo sui propri dati proprietari. 

Lo conferma un sondaggio condotto quest'anno da IAB e Accenture Interactive nei mercati di Stati Uniti, Europa e America Latina, secondo cui il 69% per cento dei brand ha portato parzialmente o completamente “in casa” gli acquisti programmatici di spazi pubblicitari display, video o connected tv. 

L'Europa emerge come il continente più propenso al programmatic “in house”, con il 74% dei brand interpellati che afferma di avere già avviato l'internalizzazione del programmatic, rispetto al 69% dei brand statunitensi e al 64% in America Latina. 

Il motivo, secondo Orchid Richardson, a capo dell'indagine, è da ricercarsi nella regolamentazione precoce delle pratiche sui dati nel vecchio continente, con il GDPR che ha spinto le aziende europee a mettere prima “in ordine” le proprie condotte e ottenere buoni dati proprietari.

In generale, l'irrigidimento delle normative sulla privacy e la probabile fine dell'era dei cookie stanno accelerando gli sforzi dei marchi per dotarsi si buone strutture interne per il programmatic buying.

Negli Stati Uniti, invece, sono la gestione e la proprietà dei dati le principali ragioni indicate dalla maggior parte delle aziende per portare il programmatic in house, con il 36% dei marchi che le cita come obiettivi per l'internalizzazione del programmatic.

Ma i due motivi principali per portare il programmatic in casa a livello globale riguardano soprattutto la volontà di il rendere le proprie strategie migliori e più economiche: aumentare l'efficacia della campagna (42%) e l'efficienza dei costi (41%).

scopri altri contenuti su

ARTICOLI CORRELATI