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18/07/2024
di Francesco Leone

Agcom, l'industry dei media in Italia vale 11,5 miliardi di euro. Lasorella: “Occorre nuova legge sull’editoria”

La tv continua a guadagnare peso relativo, la radio rimane stabile e quotidiani e periodici sono in declino strutturale: ecco lo scenario secondo l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni

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Il settore dei servizi media audiovisivi (tv, radio, quotidiani e periodici) ha raggiunto nel 2023 un valore di circa 11,5 miliardi di euro, in calo rispetto ai 12,2 miliardi del 2019. Questo quanto evidenziato dal presidente dell'Agcom Giacomo Lasorella, nella relazione annuale al Parlamento dell'Autorità composta da Laura Aria, Massimiliano Capitanio, Antonello Giacomelli ed Elisa Giomi.

La televisione continua a guadagnare peso relativo, mentre la radio rimane stabile e quotidiani e periodici sono in declino strutturale.

Dalla relazione, per ciò che concerne gli investimenti in promozione e pubblicità, si evidenzia una tendenza del mercato in rialzo. Già, perché, dopo lo stallo del 2022, i proventi pubblicitari hanno registrato una crescita dell'1,2%, raggiungendo i 4,337 miliardi di euro, con differenze tra i vari mezzi di comunicazione.


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Nel dettaglio, la televisione genera il 71,9% dei ricavi in tal senso, mentre l'editoria quotidiana e periodica, che insieme rappresentano il 22,5% delle risorse totali, è in calo costante. La radio, invece, ha visto un aumento della sua quota di mercato, avvicinandosi al 6% nel 2023.

I cambiamenti, legati alla rivoluzione digitale, impattano la concorrenza, la protezione dei consumatori e il pluralismo, richiedendo un allineamento delle regole tra media tradizionali e digitali. Lasorella ha infatti, sottolineato la necessità di una nuova legge sull'editoria proprio per affrontare queste dinamiche.

Infine, per quanto riguarda le tendenze, la relazione annuale ha stabilito che nel 2023 i primi tre operatori audiovisivi “mantengono ancora il 70% delle risorse complessive in Italia, con la Rai in testa con una quota del 28,4%”. Al servizio pubblico seguono Comcast/Sky (con il 22,2%) e Fininvest attraverso Mfe-Mediaset (19,4%).

L’incidenza delle piattaforme online cresce, con gli operatori del settore, tra cui Netflix, Dazn, Tim, Amazon e Disney, che guadagnano porzioni di ricavi e sfiorano nel complesso il 20% delle risorse economiche del settore tv (quasi 13 punti percentuali in più rispetto al 2019).

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