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Content Creation

Silvio De Rossi
a cura di Silvio De Rossi

Content Creator e Influencer, collabora con i più importanti Brand del panorama automotive e non solo. Founder di Stylology.it, nel suo passato Televideo Rai e Mediavideo, i veri antenati di internet. E’ stato responsabile editoriale di Blogosfere.it, partecipando al successo del network di blog più grande d’Italia. In seguito è stato direttore responsabile di Leonardo.it. Si occupa di produzioni foto e video con particolare attenzione ai format più adatti ai social network.

15/12/2025

Finita l’era dell’esibizionismo social: la Gen Z cambia le regole

La Gen Z usa i social più di tutti, ma ha smesso di esporsi. Un segnale culturale che il marketing non può ignorare. E’ arrivato il momento di creare un vero dialogo sui social network

Il Grande Fratello del web sta finendo. Affermazione coraggiosa, ma piuttosto realistica. Ormai la vita patinata degli influencer interessa sempre meno e sui social i più giovani hanno preso una strada completamente diversa. Qualcosa si è rotto nel rapporto tra giovani e social media. O meglio: si è trasformato.
La Gen Z non ha abbandonato Instagram, TikTok o Snapchat, ma sta cambiando il modo di utilizzarli: meno post, meno esposizione pubblica, profili sempre più vuoti o minimal. Una tendenza che ha implicazioni profonde per chi lavora nel marketing e nella comunicazione.

I numeri: meno post, più consumo

Secondo i dati Gallup, oltre il 60% degli utenti tra i 18 e i 29 anni dichiara di usare i social principalmente per “guardare contenuti”, non per pubblicarli. La percentuale scende sotto il 40% tra le fasce più adulte, che risultano ancora molto attive. Non a caso basta scorrere la propria rubrica di Whatsapp per accorgersi che sono i boomer gli unici a usare le Stories.

Uno studio pubblicato sul National Library of Medicine (fonte) conferma il dato: gli adolescenti e i giovani adulti trascorrono in media oltre 3 ore al giorno sui social, ma con una prevalenza di comportamento passivo (scroll, visualizzazione, like) rispetto alla creazione di contenuti. In poche parole: la presenza non diminuisce, diminuisce l’esposizione.

La pressione del giudizio e l’effetto algoritmo

Instagram nasce come piattaforma visuale aspirazionale, ma oggi è percepito dai più giovani come uno spazio ad alta pressione. Un articolo molto interessante del Corriere della Sera ci spiega l’esposizione costante al confronto visivo e al giudizio pubblico contribuisce ad ansia, insicurezza e autocensura, soprattutto tra i più giovani.

A questo si aggiunge il ruolo dell’algoritmo: ogni post è una performance. Like, commenti, reach diventano metriche di valore personale, non solo di visibilità. Il risultato è una maggiore attenzione a non postare, piuttosto che a postare male.

Il paradosso generazionale

Un dato interessante emerge confrontando le generazioni. Una ricerca comparativa pubblicata su PMC mostra che la Gen Z utilizza i social più dei boomer in termini di tempo, ma con finalità completamente diverse: informazione, intrattenimento, osservazione.

Le generazioni precedenti hanno usato i social come diario pubblico e strumento di auto-narrazione. Molti continuano a farlo ancora oggi. I giovani, invece, tendono a spostare la propria identità digitale su spazi meno visibili: Stories, DM, gruppi chiusi, canali broadcast. Non è un caso che su forum e media online si parli sempre più spesso di “fine dell’era del posting”. Zai.net lo sintetizza in modo provocatorio: “postare è da boomer”.

Cosa cambia per i brand

Per chi lavora nel marketing, questo scenario impone un cambio di mentalità. Se i feed diventano silenziosi, l’attenzione si sposta altrove. Oltre il 70% dei giovani under 30 preferisce contenuti autentici e informativi rispetto a messaggi apertamente promozionali.

Questo significa:

  • meno comunicazione “da vetrina”
  • più contenuti utili, rilevanti, condivisibili anche senza esporsi
  • più attenzione a formati effimeri e conversazionali
  • più centralità della relazione rispetto alla reach

Non è disinteresse, è maturità digitale

La Gen Z non sta rifiutando i social. Sta rifiutando l’obbligo di mostrarsi. Per i brand, non è una minaccia ma un’opportunità: costruire fiducia, valore e dialogo in un contesto dove l’attenzione è più selettiva e la visibilità va meritata. I social non sono più una vetrina, ma un luogo dove costruire un dialogo. E’ arrivato il momento di ascoltare prima di parlare. Per molti influencer sarà un compito molto arduo.