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30/05/2019
di Teresa Nappi

Publisher Day: Copyright, l'attesa della Legge mette in luce opportunità e falle

Si è svolta il 30 maggio, la settima edizione dell'evento organizzato da 4w. Al tavolo di discussione editori e advertiser, che hanno reso chiare le questioni più spinose legate al recepimento della Direttiva Europea nel nostro Paese

Il 15 aprile 2019 sarà ricordato come il giorno in cui il Consiglio Europeo, dopo il via libera del Parlamento UE, ha approvato la Direttiva sul Diritto d’Autore. Secondo l’iter designato, il 17 maggio la direttiva è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea ed entrerà effettivamente in vigore il ventesimo giorno successivo a tale pubblicazione - il che vuol dire il 6 giugno. Ora sta ai singoli Paesi recepire entro i prossimi 2 anni le indicazioni pubblicate. Il momento quindi è concitato: in attesa dell’attuazione nel nostro Paese, il tema crea preoccupazione e curiosità soprattutto tra gli editori. Non a caso l'ottava edizione del Publisher Day, evento organizzato da 4w Marketplace rivolto al mondo dell’Editoria Digitale, ha puntato i riflettori sull’argomento invitando a parlarne editori e investitori, riuniti attorno a un tavolo che ha posto le basi per «un confronto schietto e sincero», ha commentato Massimo Pattano, Marketing Manager di 4w MarketPlace, a margine della discussione da lui moderata. Ad “aprire le danze” è stato l’Avvocato Saverio Cavalcanti, al quale è stato affidato il compito di descrivere le caratteristiche salienti della Direttiva, partendo dall'esposizione dei due articoli della Direttiva che più di tutti hanno acceso il dibattito: l'Articolo 15 denominato anche "Link-tax" e l'Articolo 17 dedicato alle Video-sharing platform (leggi di più anche qui). L'Articolo 15 riguarda il link o meglio la ripubblicazione di una notizia, a cui deve corrispondere una remunerazione dell’autore, mentre l’Articolo 17 coinvolge le grandi piattaforme di distribuzione che, a meno di alcune eccezioni, sono obbligate a fare, e dimostrare di aver fatto, il “massimo sforzo” per assicurarsi che gli utenti che pubblicano contenuti, ne detengano i diritti. Di conseguenza, le stesse piattaforme dovranno remunerare l’autore del contenuto. Per come è stata definita, la direttiva ha lasciato un largo margine interpretativo su diversi aspetti, creando in questo modo un limbo applicativo nel momento in cui, nei prossimi due anni, ogni singolo Paese dell’UE dovrà legiferare per il proprio territorio. Un esempio gli imprecisati “massimo sforzo” ed “equa remunerazione”. «A prescindere da quanto prescrive la Direttiva, è evidente che si tratta di un’iniziativa dovuta, ma mi sento di dire anche di un’occasione mancata. Troppe cose dai contorni poco definiti e troppa poca specificità, allontanano quell’armonizzazione tanto agognata dai promotori e da tutti i Paesi dell’Unione». Insomma, un atto dovuto che però ha lasciato un po’ troppi margini di interpretazione che non è possibile prevedere come saranno tradotti dai vari Paesi.

La parola agli editori e agli advertiser

Subito dopo si è dato il via a una discussione sul tema animata da un gruppo di nomi noti nel mercato che hanno presenziato e parlato a rappresentanza di editori e investitori. A sedere al tavolo di discussione, moderati da Massimo Pattano, Vincenzo Di Vincenzo, capo redattore dell’Agenzia Ansa e responsabile della sede di Milano, Domenico Pascuzzi, National Marketing Director, BU Large Account di Italiaonline, Biagio Stasi, Direttore Commerciale Digital de Il Sole 24 Ore, Giampiero Di Carlo, Fondatore e Ceo di Rockol, e Paola Sinagra, Precision Adv Manager | Digital&Media Manager di L’Oréal. «Di una legge quadro se ne sente il bisogno. È diventato ormai impellente riconoscere il valore dell’opera di ingegno», dichiara subito Di Vincenzo sottolineando che è arrivato il momento di valorizzare il lavoro di verifica e di produzione di una news. Prende, dunque, forma il nodo che si spera di risolvere nel prossimo futuro: la sostenibilità degli ecosistemi editoriali. Una sostenibilità che si può garantire con un cambio di rotta, mentalità e modelli di business. A sostenerlo a gran voce è stata Paola Sinagra di L’Oréal: «Gli investitori intendono pagare e sostenere quindi la qualità dei contesti di pianificazione, ma è l’intero sistema che va rivisto al fine di permettere un più lineare e corretto riconoscimento agli editori e a un ROI soddisfacente per i brand». È Biagio Stasi a porre poi l’accento sulla vera questione: la capacità o meno della Direttiva di contenere lo strapotere degli OTT e di sostenere l’opera editoriale originale. «Molto dipende dalla volontà o meno di avviare trattative costruttive con Google in primis», dice Stasi. Guarda con fiducia alle misure che sarà possibile mettere in campo per cooperare con Google & Co. Gianpiero Di Carlo di Rockol: «C’è molto da fare perché riconosco la carenza dei sistemi di riconoscimento del valore di autenticità del lavoro di ingegno, che spesso vengono meno premiati di contenuti fasulli o fake news, anche e soprattutto in Google, ma è comunque un nostro partner, ci assicura traffico e quindi quello che è necessario, è sapere come regolamentare questo rapporto». Il punto è che la Legge sul Copyright, sembra chiaro, può interessare e avere ripercussioni a cascata su diversi aspetti della filiera, dalla produzione alla distribuzione. Ne è convinto Pascuzzi che in merito alla Legge che si attende dichiara: «Quello in cui spero è un framework semplice che delinei un quadro chiaro d’azione, che soprattutto sia “al passo con i tempi”. Che non cali dall’alto direttive lontane dalle reali questioni», dichiara il manager.

Il Trust Project antesignano dalla blockchain

Tra gli spunti emersi nel corso della giornata, si è a ragione discusso anche del Trust Project, voluto per aumentare la trasparenza e la fiducia nei mezzi di informazione e nato dall’iniziativa di La Stampa, La Repubblica, Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore. «Il Trust Project certifica la veridicità e l’autenticità delle notizie e degli articoli e ne rende la natura palese tramite un bollino visibile», spiega Stasi de Il Sole 24 Ore. «Parliamo di un antesignano della blockchain del media, che può dare una svolta concreta nel discriminare la qualità dei contenuti online», spiega il manager. «Ma non si tratta solo di questo: la qualità va giustamente remunerata e troppo spesso non succede». Tra i più grandi sostenitori del progetto, si sottolinea infine, ci sono proprio gli OTT, Google e Facebook avanti a tutti: «Questo perché è più facile per loro lasciare che gli editori fronteggino questa sfida, piuttosto che impegnarsi in prima persona nella verifica, non avendo gli strumenti adeguati», conclude Stasi. Resta chiaro in chiusura che ci sono tanti interessi che ruotano attorno alla determinazione della nuova Legge del Copyright davvero molto forti e gli attori del mercato stanno cercando di capire come prepararsi. «I dibattiti che si sviluppano ai Publisher Day ci portano sempre punti di vista interessanti, risposte concrete che siamo felici di poter offrire al mondo dell’editoria digitale», afferma Roberto Barberis, Ceo di 4w MarketPlace. «Anche i temi di questa edizione ruotavano intorno alla qualità che 4w garantisce agli investitori sia attraverso il costante sviluppo tecnologico, sia con un’inventory forte e qualificata. Il potenziamento della collaborazione con Ansa del 2019 fa parte di una serie di azioni importanti in questa direzione».

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