In un momento di iperconcentrazione sui dettagli, si sente la mancanza di un po' di senso della prospettiva.
Uno sguardo più allargato ci offre una lettura diversa della tecnologia - e dei "superpoteri" che ci regala -, portando il senso di stupore iniziale a essere più ponderato. Valutare le conseguenze dell'evoluzione tecnologica è fondamentale.
È questa la tesi sostenuta da Massimo Russo, Chief Digital Officer Western Europe di Hearst, in apertura del suo intervento ad Huddle. La quarta edizione dell'evento promosso da Mindshare, chiama quest'anno - ricalcando il format delle precedenti edizioni - alcuni tra i principali esponenti del mondo media e imprenditoriale a interpretare il tema "Humans – Emozioni e Relazioni nell’era dei Robot".
E Russo non si è tirato indietro. Partendo da un futuro ormai passato - quello predetto da Blade Runner -, il manager ha portato all'attenzione della platea la tendenza dell'uomo a interpretare a interpretare in maniera distopica il futuro. Una visione che ci porta a «perdere di vista le trasformazioni a lungo termine di ciascuna scoperta», ha detto Russo. «Le trasformazioni fanno paura all'inizio per cui si tende a concentrarsi sulla portata a brevissimo termine della scoperta, ma in realtà le sue ripercussioni possono essere di una più ampia portata e totalmente distanti dall'idea che l'ha generata».
L'invito alla responsabilità
Ecco che tutti sono chiamati alla responsabilità, oltre che a una più profonda analisi della gittata di un'azione: «I nostri apparati tecnologici, primo tra tutti lo smartphone, ci regalano superpoteri che chiamano al contempo a grandi responsabilità».
Da qui, Russo passa all'analisi di titoli clamorosi proposti da aggregatori di notizie sui feed news dei nostri smartphone e sottolinea «
usare la tecnologia in maniera distorta ha delle conseguenze. Ne sono un esempio le fake news. Un titolo catastrofico e decontestualizzato, sapientemente inserito in un feed news su uno smartphone,
può valere circa 500 mila visite al sito che l'ha pubblicata, perché fa leva sulle paure e sui alcuni argomenti topici che tendiamo a perpetuare per reiterare una reazione di massa a vantaggio di pochi», spiega Russo.
«Una news che invoca l'impatto di un'asteroide con la Terra entro la fine dell'anno o la violenza su bambini, alimenta nel pubblico paure ataviche che portano al click, a solo vantaggio però dei pochi che la diffondono e a discapito dell'evoluzione umana».
Si scatena così un'ulteriore paura dell'uomo verso la macchina che non aiuta il progresso: «Grazie a un uso ponderato di dati e tecnologia siamo oggi in grado di fare cose impensabili non molti anni fa, addirittura interventi sul codice genetico di una persona. Certo che rispetto a questo, bisogna essere responsabili», ha detto Russo.
Si può concludere che l'uomo è sia artefice sia detrattore dell'evoluzione.
I Big Data alla base del progresso, ma...
Ecco che
i Big Data diventano fondamentali, le informazioni permettono il progresso, interventi meno invasivi ma risolutivi per l'uomo, sempre che questo riesca a normarne l'uso.
«Il codice genetico è la cosa più privata di cui disponiamo. Saremmo tutti disposti a metterlo a renderlo pubblico per assicurare un futuro diverso e meno influenzato da anomalie? Direi di sì, ma normare la procedura di tutela della privacy diventa necessaria per porre dei limiti, oltre i quali si rischia di fare solo male, perché l'uomo per sua natura non è ipermetrope e non riesce a vedere il panorama allargato, le conseguenze a lungo termine delle sue azioni», dice ancora il manager.
Chiude poi parlando di un difetto tutto italiano: «Nel nostro Paese si tende infine a usare la tecnologia in modo distorto, per presentare la tradizione in modo semplicemente più frizzante. La sostanza però non cambia, si resta radicati. Ecco che la
giusta misura tra umano e tecnologico diventa fondamentale, sia nel senso dell'evoluzione sia nel senso di progresso», conclude Russo.