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14/12/2021
di Caterina Varpi

Osservatorio UNA sulle aziende della comunicazione: vale 15 miliardi di euro la produzione nel 2020

Il mercato conta 26.000 addetti dove però il gender gap si fa sentire e la digitalizzazione è ancora un processo in crescita: è quanto emerge dalla ricerca condotta da UNA con l'Università di Pavia

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L’impatto della pandemia

La pandemia ha aggiunto ambiti di attività che prima la vostra organizzazione non trattava?

La pandemia ha aggiunto ambiti di attività che prima la vostra organizzazione non trattava?

Non tutti i mali vengono per nuocere tanto che una quota non irrilevante delle imprese intervistate (circa il 25%) ha colto la terribile occasione fornita dalla pandemia per incrementare con nuovi servizi il proprio catalogo di prodotti.

I nuovi servizi si concentrano per la maggior parte nel mondo digitale e riguardano per l’80% dei casi competenze in area social media management, e in misura minore (53%) SEO e più in generale digital communication (74%) mentre il 65% delle aziende ha aggiunto anche servizi di produzione audio e video. Questo ultimo dato sembra confermare la tendenza che le professioni del mondo audiovisivo stanno diventando sempre più organiche alle dinamiche della comunicazione digitale sui social perché consentono di sviluppare una parte dei contenuti just in time ormai necessari a un piano di comunicazione efficace in un mondo reattivo come quello digitale. Anche le analisi sul numero di clienti nel periodo pandemico forniscono alcuni spunti di riflessione interessante.

Quasi la metà degli intervistati (48,5%) dichiara che il numero di clienti con cui ha lavorato fra il marzo 2020 e il marzo 2021 è aumentato significativamente (almeno del 10%). Per il 33 % è rimasto stabile, mentre per il 18,5% si è contratto significativamente. Alla crescita del numero di clienti, tuttavia, non corrisponde una crescita di fatturato. Solo il 6% dichiara nello stesso periodo un aumento significativo di fatturato, mentre una azienda su cinque (20,3%) ha avuto una perdita a non ancora recuperata.

Un ultimo aspetto di interesse è rappresentato dalle tendenze che riguardano i modelli di organizzazione delle risorse umane interne alle aziende. Nel quinquennio precedente alla pandemia quasi la metà delle aziende del campione ha visto crescere le proprie risorse umane interne (45.5%), alcune in maniera significativa (12 %). Solo una parte del tutto residuale del campione ha visto diminuire i propri addetti e comunque in maniera contenuta (2,5% del campione). Nel periodo, invece, fra il 2019 e il 2020, l’11,4% delle imprese ha avuto una perdita significativa di risorse umane. Peraltro, come i dati generali indicano questa emorragia di capitale umano si concentra nelle file delle lavoratrici (68% delle risorse perse). Inoltre, la maggior parte delle risorse perse si concentra nelle aziende di medie e piccole dimensioni (73%). Sono cambiate anche le esigenze della aziende e delle agenzie in termini di risorse.

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