di Simone Freddi

Centromarca: «oltre il 60% delle aziende associate aumenterà gli investimenti in comunicazione nel 2020»

Secondo il Direttore dell'Associazione Roberto Bucaneve, la crescita della spesa si concentrerà sui canali digitali, mentre prevale un atteggiamento “riflessivo” verso i media tradizionali

Nonostante l’incertezza dell’attuale scenario economico, l’industria di marca italiana è decisa ad aumentare la propria spesa in comunicazione nel 2020, privilegiando in particolare i mezzi digitali. E' quanto può anticipare Centromarca. «Oltre il 60% delle aziende che rappresentiamo prevede di aumentare i propri investimenti in comunicazione nel 2020, considerando la somma tra advertising e altre modalità di promozione come il BTL e le sponsorizzazioni», ha detto a Engage Roberto Bucaneve, direttore dell’Associazione a cui aderiscono circa 200 imprese tra le più importanti attive nei settori dei beni di consumo immediato e durevole, che complessivamente sviluppano un giro d’affari di 45 miliardi di euro. Di fronte alla continua frammentazione dei canali disponibili, ha aggiunto Bucaneve, «le aziende proseguiranno nella revisione del loro marketing mix. La crescita della spesa si concentrerà sui canali digitali che sono in grado di assicurare una maggiore “precisione” negli investimenti, mentre prevale un atteggiamento “riflessivo” verso i media tradizionali». Anche il prossimo anno, dunque, dovrebbe proseguire il trend di crescita sul mercato pubblicitario delle nuove piattaforme digitali, che possono mettere in campo audience enormi associate a piattaforme di precision marketing avanzate, nonostante non manchino elementi di criticità, come ad esempio il fenomeno delle fake news. Proprio oggi in proposito Centromarca ha presentato a Milano il libro "Marca, Internet e contrasto alla disinformazione - Tutelare il brand, affrontare la crisi, quantificare il danno", promosso per offrire al tessuto imprenditoriale italiano un contributo concreto di contrasto al fenomeno delle "bufale" che circolano e si propagano in rete con grande facilità, inquinando pesantemente non solo il dibattito politico, ma anche il corretto funzionamento del mercato dei consumi (qui l’articolo dedicato).

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