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27/07/2020
di Alessandra La Rosa

La previsione di Arthur Sadoun: «Il boicottaggio di Facebook proseguirà»

Secondo il chief executive di Publicis Groupe, l’iniziativa di alcuni big di sospendere la pubblicità sul social non sarà una tendenza passeggera

I grandi brand continueranno ancora a boicottare Facebook per spingere il social a prendere provvedimenti contro i contenuti incitanti l’odio, ma se riusciranno nell’impresa è ancora troppo presto per dirlo. Di questo è convinto il chief executive di Publicis Groupe Arthur Sadoun, che ha parlato del tema in occasione di un’intervista ripresa dal Financial Times.

Il boss della holding pubblicitaria ha commentato: «Non vedo un affievolirsi della cosa, perché riesco a percepire la determinazione… che i nostri clienti hanno nel voler cambiare le cose».

Dallo scorso mese, diversi grandi brand, alcuni anche importanti inserzionisti, si sono uniti in un boicottaggio pubblicitario di Facebook, con l’intenzione di sollevare la sensibilità di Zuckerberg sul tema dell’hate speech e dei contenuti razzisti e violenti che sul social trovano una circolazione ancora troppo libera. La protesta, partita negli Stati Uniti, oggi comprende centinaia di aziende, tra cui Unilever, Danone e Microsoft, che da luglio hanno interrotto le loro pianificazioni sul social, alcuni a data da destinarsi.

E c’è già chi ha provato a quantificare gli effetti dell’iniziativa sui conti di Facebook (che intanto ha fatto sapere di aver posticipato di un giorno la comunicazione della sua trimestrale, ora a calendario il 30 luglio, a causa di un colloquio al Congresso a tema antitrust). Secondo la società di social media marketing Socialbakers, la spesa pubblicitaria sulla piattaforma in Nord America è scesa di circa il 32% nelle ultime due settimane di giugno. Un trend su cui comunque, naturalmente, avrà avuto un ruolo anche la crisi da Covid-19, che ha pesato e sta pesando gravemente su tanti – soprattutto piccoli – inserzionisti del social.

Del resto, il boicottaggio del social sta avvenendo in un momento molto delicato per il mercato economico in generale e, come sottolinea il Financial Times, varie grandi aziende stanno comunque tagliando la propria spesa pubblicitaria sull’onda negativa della recessione globale portata dalla pandemia.

La stessa Publicis Groupe, in occasione della comunicazione della semestrale, non ha rilasciato linee guida finanziarie per la seconda metà dell’anno, proprio a causa del clima di incertezza sul mercato causato dall’emergenza sanitaria.

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