Con il lancio di iOS 26, Apple introduce un’ulteriore evoluzione nelle proprie misure di tutela della privacy degli utenti, ampliando la funzione Link Tracking
Protection in Safari. Secondo quanto annunciato finora, questa funzione potrebbe eliminare automaticamente i parametri di tracciamento dai link — come gclid di
Google o fbclid di Meta — segnando un punto di svolta per l’ecosistema del marketing digitale.
In sostanza, stiamo parlando della scomparsa di uno degli elementi chiave che collega un click pubblicitario a una conversione sul sito web. Per gli inserzionisti, questo potrebbe significare che una parte dei dati che finora alimentavano il reporting e le ottimizzazioni delle campagne andrà persa lungo il percorso.
Quali implicazioni per il marketing digitale?
Gli effetti attesi si sentiranno su tre fronti principali:
- Report meno accurati: molte conversioni provenienti da Safari potrebbero diventare invisibili alle piattaforme pubblicitarie, riducendo il ROI riportato e distorcendo le performance reali delle campagne.
- Algoritmi meno potenti: l’automazione nelle offerte e nelle ottimizzazioni dipende dai dati di conversione. Meno segnali significano decisioni meno efficaci.
- Attribuzione confusa: le conversioni generate dalla pubblicità a pagamento potrebbero finire per essere classificate come traffico “diretto” o “organico”, offuscando il reale impatto degli investimenti media.
In un contesto in cui ogni euro investito viene analizzato al dettaglio, questo cambiamento genera incertezza e aumenta la complessità nel giustificare i risultati davanti ai team finanziari e di business.
Una trasformazione già in atto
Vale la pena ricordare che non si tratta di un movimento isolato. Già in passato Apple aveva introdotto limitazioni importanti, come la riduzione della durata dei cookie o le restrizioni dell’App Tracking Transparency. Tutto indica la stessa direzione: l’era dei dati facili e abbondanti per il marketing sta giungendo al termine. La privacy non è più una variabile, è l’asse attorno al quale ruota l’evoluzione tecnologica.
Cosa possiamo fare nel marketing?
Da Incubeta crediamo che non sia il momento di farsi prendere dal panico, ma di adattare il modo in cui misuriamo e comprendiamo il valore della pubblicità. Ecco alcune delle soluzioni che stiamo applicando con i nostri clienti:
- Rafforzare data signals. L’uso strategico di UTMs robuste e l’implementazione del server-side tracking permettono di mantenere un flusso informativo più stabile, meno dipendente dai browser.
- Misurazione unificata e olistica. Non possiamo più affidarci solo ai click. Combiniamo le informazioni delle piattaforme con metodi rispettosi della privacy come il Media Mix Modeling o i test di incrementalità, che offrono una visione più completa dell’impatto reale del marketing.
- First-party data. Il vero asset dei brand oggi sono i first-party data. Centralizzarli attraverso piattaforme di dati clienti (CDP) permette di creare profili unificati che migliorano personalizzazione, targeting e attribuzione in qualsiasi ecosistema pubblicitario.
Oltre la tecnologia
iOS 26 ci obbliga a una riflessione di fondo: stiamo davvero misurando ciò che conta? Se l’industria si è affidata troppo a parametri facili da tracciare, forse questo è il momento di ricollegare la pubblicità ai risultati di business reali. L’efficacia di una campagna non dovrebbe essere misurata solo dai clic generati, né esclusivamente da ciò che accade dopo, ma dal valore che apporta: vendite incrementali, fidelizzazione dei clienti, contributo alla crescita sostenibile del brand.
I cambiamenti introdotti da Apple non segnano la fine del marketing digitale. Sono piuttosto un promemoria del fatto che dobbiamo evolvere verso un modello più
resiliente, basato su dati proprietari, metodologie ibride e una mentalità orientata al valore.
In Incubeta Italia crediamo che questo sia un momento chiave per distinguere i brand che si adattano con rapidità e visione strategica da quelli che restano ancorati a un modello che non tornerà più. La vera domanda non è se possiamo continuare a misurare come prima, ma cosa vogliamo davvero misurare per far crescere il business. Ed è lì che risiede l’opportunità.