Secondo uno studio, il 41% degli inserzionisti non aumenterà significativamente i propri investimenti in automated buying fino a che non ci sarà maggiore chiarezza sulle informazioni che guidano gli acquisti
Il 41% degli inserzionisti non aumenterà significativamente i propri investimenti in Programmatic Buying fino a che non ci sarà una maggiore trasparenza sui dati.
A rivelarlo è una nuova ricerca internazionale, condotta Industry Index per Metamarkets e focalizzata ad individuare i fattori che, tra scelte dei brand, delle agenzie e degli editori, più influenzano l'acquisto media online. Secondo i dati dello studio, ben tre quarti dei marketer (il 75%) hanno rivelato la loro preoccupazione sulla mancanza di trasparenza sui dati in ambiente programmatico. Per il 32%, questo fattore è il più importante tra i freni a una crescita e a una maggiore scalabilità degli acquisti automatizzati, ma è ben il 72% degli intervistati a citarlo come inibitore del mercato. Altro tema importante sono le inventory fraudolente, citate dal 78% degli intervistati.
Ma quanta poca trasparenza c'è, effettivamente, in ambito dati? Quasi la metà delle aziende (il 49%) rivela di non fidarsi di un quinto o più dei dati su cui basano le loro decisioni di acquisto, e il 16% (tra brand, agenzie ed editori) dice di non poter fare affidamento su almeno il 30% dei loro dati.
La cosa naturalmente si rispecchia non solo sul fronte investimenti - il 74% aumenterebbe la propria spesa in Programmatic di almeno l'11% in presenza di dati più trasparenti, e in alcuni casi del 50% e più - ma anche a livello di partner: il 55% dei marketer afferma infatti che sarebbe disposto a cambiare il proprio fornitore di dati per un operatore più trasparente.