Ad-tech in difesa degli editori: l'ascesa degli anti-ad blocker
Cresce la quantità di soluzioni progettate per contrastare gli effetti dei filtri anti-pubblicità. Gli approcci sono diversi ma la promessa è una sola: recuperare i ricavi perduti
Continua a crescere l’adozione, da parte dei consumatori, di strumenti di ad-blocking, di conseguenza, gli editori e le aziende mediali hanno cominciato a sperimentare diversi metodi per limitare l’impatto dei filtri pubblicitari sul loro giro d’affari. Ciò ha generato, secondo un articolo del Wall Street Journal, una nuova generazione di “anti-ad-blocker”, ossia compagnie tecnologiche che sperano di trarre profitto dalla situazione vendendo software progettati per contrattaccare agli effetti dei blocchi. PageFair, Sourcepoint, Secret Media, Admiral ma anche ATG (leggi l'articolo dedicato) sono solo alcune tra le aziende, attualmente operative sul mercato, a proporre agli editori questo genere di tecnologia; adottano approcci differenti ma tutte promettono una cosa : aiutare i media a ricatturare i ricavi perduti a causa degli utenti che utilizzano i filtri anti-pubblicità. “Pensiamo davvero che l’internet gratuito sia a rischio a causa del problema, soluzioni di questo tipo servono ad invertire la tendenza”, ha dichiarato al Wall Street Journal, Dan Rua, Ceo di Admiral, la quale ha recentemente raccolto 2,5 milioni di dollari per costruire la sua piattaforma. Rua ha spiegato che i prodotti di Admiral permettono ai siti web di mostrare gli annunci agli utenti che hanno un blocker attivo assicurandosi che essi siano caricati sulle pagine con modalità non rilevabili dalla maggior parte dei software anti-pubblicità. Questo metodo è spesso definito “inserimento dell’annuncio”, in quanto aiuta a reinserire nelle pagine web le inserzioni che altrimenti non sarebbero state visualizzate. Secondo il Ceo, Admiral è al lavoro su strumenti che gli editori possono utilizzare per incoraggiare i visitatori a disattivare i loro filtri, offrendo agli utenti dei modi per pagare per accedere ai contenuti. Nel frattempo, la startup Secret Media, basata a New York, offre una soluzione simile a quella di Admiral, ma progettata specificamente per gli annunci video online. Secret Media sta collaborando con 450 editori negli Stati Uniti e in Europa, secondo quanto dichiarato al quotidiano finanziario americano dal Ceo Frèderic Montagnon. Per i venditori di pubblicità online, l’attrattiva di queste tecnologie è chiara. A causa degli ad-blocker, nel 2015 gli editori hanno perso 24 miliardi di dollari in ricavi a livello globale, secondo le stime della società di ricerca e consulenza londinese Ovum.