26/02/2021
di Teresa Nappi

L'Australia approva la nuova legge sulle news per i colossi dell'online

Il codice dà possibilità alle società del web di negoziare direttamente con gli editori o di essere esentate dal pagamento se verrà riconosciuto il loro contributo all’industria editoriale locale

Arriva a un punto definitivo la questione Australia sulle news online. Il governo infatti ha approvato il News Media Bargaining Code, il nuovo codice che impone ai giganti del web come Facebook e Google di negoziare con gli editori il pagamento dei contenuti che vengono pubblicati sulle loro piattaforme digitali.

La svolta legislativa era già da tempo sotto i riflettori del mondo, per la stretta che ha spinto alla ricerca di soluzioni soprattutto Google e Facebook, che si erano mosse a vario titolo per individuare il giusto compromesso per ambo le parti in causa, senza risparmiarsi aperte tensioni.

La scorsa settimana, infatti, in un braccio di ferro con il governo, Facebook aveva bloccato sulla propria piattaforma la possibilità di leggere e condividere notizie tra gli utenti australiani, in risposta al previsto varo della nuova legge.


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Google, che aveva inizialmente minacciato di rimuovere il proprio motore di ricerca dall’Australia, ha poi deciso negli ultimi mesi di rivedere la decisione scegliendo di stringere diversi accordi commerciali con gli editori.


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Lo ha fatto anche con News Corp. di Rupert Murdoch (leggi qui), considerato uno degli ispiratori della legge ora approvata in Australia.

Le modifiche suggerite da Facebook nel nuovo codice

Nella sua formulazione originale, il provvedimento australiano prevedeva un automatismo riguardo al pagamento dovuto dalle aziende di internet agli editori.

Nella sua nuova formulazione, invece, la legge consente ora maggiori margini ad aziende come Facebook e Google, che potranno negoziare direttamente con gli editori, oltre alla possibilità che vengano esentate dal pagamento dei contenuti se il governo riconoscerà il loro contributo all’industria editoriale australiana.

Ecco perché il colosso di Menlo Park ha deciso di investire almeno un miliardo di dollari nei prossimi tre anni per sostenere il settore media.

Questo sarà reso possibile attraverso il servizio Facebook News, già attivo nel Regno Unito e negli USA (in futuro anche in Germania e Francia). Si tratta in pratica dell’equivalente di Google News Showcase.

Il codice approvato, dunque, recepisce alcune modifiche suggerite da Facebook, che, rispetto alla prima proposta di legge, obiettava che a differenza di altre aziende come Google (che mostra le notizie nei risultati di ricerca), sui suoi social erano gli stessi editori a scegliere di pubblicare le notizie per incrementare abbonamenti ed entrate pubblicitarie, e non la piattaforma a “utilizzarle” in modo diretto.

Una considerazione che è costata agli australiani per qualche giorno la possibilità sulle piattaforme social di Menlo Park di visualizzare e condividere news. Dopo questo, un confronto costruttivo si è aperto tra Facebook, il Ministro del Tesoro e il Ministro delle Comunicazioni australiani.

Da questo dialogo, dunque, nasce la nuova formula contemplata nel nuovo codice australiano.

E intanto in Europa…

All’approvazione della legge australiana sulle news online al Parlamento e, in attesa di quella del Senato che ha prima comportato l’introduzione degli emendamenti di cui sopra, in Europa si è levato il coro degli editori, che - sostenuti apertamente da Microsoft - hanno chiesto l'introduzione anche nel Vecchio Continente di un meccanismo in “stile Australia” - prima versione - per costringere le Big Tech a pagare i contenuti delle notizie condivise sulle loro piattaforme.

Dopo che l'Australia ha aperto la via presentando una legge sul tema, le associazioni degli editori europei (Emma, Enpa, Epc, Nme) e l'azienda informatica fondata da Bill Gates hanno concordato di lavorare insieme a una soluzione per garantire all'industria editoriale una remunerazione equa dei contenuti delle notizie che i giganti del web utilizzano sulle loro piattaforme accrescendo il proprio traffico e gli introiti pubblicitari.

La questione è sotto i riflettori anche del Parlamento Europeo dove a inizio febbraio una frangia trasversale di eurodeputati è al lavoro per obbligare le grande piattaforme digitali a remunerare gli editori per la riproduzione e la condivisione dei loro contenuti online.


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La nuova legge australia, la cui iniziativa ha ispirato il lavoro degli eurodeputati, apre dunque ora una nuova strada. Staremo a vedere verso quali reazioni e azioni spingeranno.

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