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10/01/2023
di Lorenzo Mosciatti

In liquidazione ITsART, la Netflix della cultura italiana

Il Governo Meloni ha deciso di non rifinanziare la società fondata nel 2020 da CDP e Chili

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ITsART, la Netflix della cultura italiana lanciata nel 2021 dall’allora ministro della cultura Dario Franceschini, è stata messa in stato di liquidazione da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), l’istituto finanziario controllato dal Ministero dell’Economia, e Chili, partner tecnico e commerciale del progetto, azionisti rispettivamente con il 51%e il 49% delle quote. Il nuovo Governo non ha infatti voluto rifinanziare la società, in grave perdita economica, e dunque il 29 dicembre CDP e Chili hanno comunicato con una lettera al Ministero della Cultura la messa in stato di liquidazione di ITsART, ovvero la vendita dei beni dell’azienda e la sua chiusura. 

Il progetto ITsART è nato nell’aprile del 2020 in piena pandemia, quando Franceschini aveva ipotizzato il lancio di una piattaforma digitale a pagamento italiana dedicata a contenuti culturali e artistici, al fine innanzitutto di sopperire alla crisi degli spettacoli dal vivo a causa del lockdown. Il lancio è poi avvenuto nel maggio del 2021 con un modello di business che ha però riscontrato subito diverse difficoltà. Innanzitutto un’offerta povera di contenuti effettivamente originali ed esclusivi e poi prezzi non molto competitivi.  

Nel giro di un anno tra l’altro si sono avvicendati tre amministratori delegati: Giano Biagini, Guido Casali e infine Andrea Castellari.

Proprio l'arrivo di Andrea Castellari ha coinciso a metà 2022 al varo di un nuovo piano industriale incentrato sul rafforzamento dell’offerta pubblicitaria (con l’arrivo di Fabrizio Piscopo, già General Manager di Discovery Media, a.d. di Rai Pubblicità e Sky Pubblicità, a capo della funzione Ad Sales) e del lancio di produzioni e co-produzioni realizzate dalla stessa piattaforma. Un progetto però che non ha avuto di certo il tempo per essere attuato. 


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Per la start up, si legge su Il Sole 24 Ore, “i ricavi bassissimi pari a 246mila euro, tra 141mila utenti registrati e voucher, a fronte di 5,970 milioni di spese per servizi e godimento beni di terzi, hanno portato al Mol negativo per 6,622 milioni e alla perdita di 7,447 milioni nel 2021 con un patrimonio netto di 16,650 milioni. Insomma che una start up sia in perdita al suo decollo è nelle previsioni, ma il mancato sviluppo del fatturato e le ipotesi di crescita (mancato accordo con la Rai) non più valide forse rappresentano il problema, sebbene l’esposizione debitoria sia buona con l’indice di indebitamento (0,24) e un’ampia autonomia aziendale, che ha portato il ministro Sangiuliano (e forse anche spinto dal MeF) a non finanziare ulteriormente la piattaforma”.

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