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Comunicazione è reputazione

Francesca Sales
a cura di Francesca Sales

Francesca Sales, laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi su "Diffamazione a mezzo stampa. Un fenomeno in evoluzione", marchigiana adottata da Milano, si occupa di comunicazione come freelance, collaborando con numerose testate di rilievo nazionale.

21/04/2023

Il bosco bloccato dalla protesta. A rischio la reputazione ambientalista

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Il paradosso del bosco in una zona industriale che gli ambientalisti non vogliono e così perdono la faccia.

Questa storia, scoperta quasi per caso, arriva da Padova e vede come protagonisti un’azienda privata, il Comune di Padova, alcuni comitati ambientalisti e la reputazione in generale. 

Può sembrare banale e questa vicenda infatti non riguarda solo l’opera in sé ma i profili reputazionali ad essa connessi e potrebbe essere una perfetta esemplificazione di quanto difficile sia fare impresa nel nostro Paese. 

Il gruppo Alì, player della grande distribuzione (gdo) e tra le principali aziende di Padova, decide di ampliare il proprio magazzino logistico di via Svezia, in un’area indicata nel tempo come zona di futura espansione della Zip (Zona industriale di Padova). 

L’azienda attende da più di un anno quello che dovrebbe essere un passaggio formale in Consiglio Comunale. Per l’ampliamento è necessario infatti il voto sulla variante urbanistica, votazione che però tarda ad arrivare, nonostante i pareri tecnici siano di fatto positivi. 

Perché? 

Perché tra la realizzazione dei lavori e il via libera agli stessi si sono frapposti alcuni ambientalisti. 

E qui arriva la questione paradossale della storia: l’azienda con l’ampliamento del magazzino, che certamente prevede opere edilizie importanti (e questo va detto per dare completezza all’informazione), ha “messo sul piatto” – a parziale compensazione dell’intervento – la piantumazione di un vero e proprio bosco. 

Più del 32% dell’area interessata dall’intervento infatti sarà realizzata a verde, e questo rappresenta una novità visto che nel comparto, per interventi simili, la percentuale è inferiore al 10% del totale dell’area.

Il Gruppo Alì invece ha deciso di investire creando un polmone verde con oltre 2500 piante, la creazione di bacini e il potenziamento dei canali per compensare la permeabilizzazione derivante dall’ampliamento. 

Una vera e propria opera sostenibile peraltro in linea con le politiche di Alì che nel corso degli anni pare aver piantato oltre 50mila alberi nelle aree dove opera.

Ora, al grido di consumo zero – ma noi sappiamo che il meglio è il nemico del bene – l’ostruzionismo degli ambientalisti e di alcuni consiglieri di maggioranza mette a rischio la nascita del bosco.

Un bel problema se a rischio è la reputazione di ambientalisti che, pur se con ottime ragioni, finiscono coll’opporsi a un nuovo polmone verde!

Ora sembrerebbe un nuovo studio, dopo tutti i pareri tecnici del caso, per dire che triplicare le aree verdi è una buona cosa e che un progetto già vagliato dagli organismi competenti è legittimo.

Questa situazione lancia un segnale devastante nei confronti di chi ancora nonostante tutto vuole fare impresa nel nostro Paese, visto che nemmeno di fronte a perizie, studi e dati che certificano la sostenibilità del progetto si decide di procedere con il via libera.

Il messaggio che passa è: non ci sono certezze, fare impresa diventa sostanzialmente una scommessa che dipende dagli umori di pochi. 

La speranza è che la situazione si sblocchi per la reputazione del buon ambientalismo e, perché no, dei posti di lavoro.

In caso contrario non sorprendiamoci se il numero di aziende che investono in Italia continuerà a calare.

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