• Programmatic
  • Engage conference
  • Engage Play
15/10/2018
di Alessandra La Rosa

Il modello d'asta first-price? Per i buyer non è vantaggioso. I dati di Hearts & Science

Secondo uno studio dell'agenzia media di Omnicom, con questa modalità le aziende vedono i CPM aumentare fino al 50% in più. Meglio un approccio second-price "controllato"

Da circa un anno a questa parte, svariate società di programmatic - tra cui Rubicon Project, Improve Digital e OpenX - hanno deciso di puntare sul metodo first-price per l'assegnazione delle aste sulle loro piattaforme. Un cambiamento motivato dall'intenzione di garantire una maggiore trasparenza nei processi d'asta, più possibilità di scelta per gli inserzionisti e una migliore monetizzazione per i venditori. Ma tali aste "primo prezzo" sono davvero la soluzione migliore per il mercato? Secondo un recente studio di Hearts & Science, media agency di Omnicom, no. Soprattutto per i programmatic buyer, che con questa modalità d'asta vedono i CPM aumentare fino al 50% in più. Secondo la società, si tratterebbe di un metodo poco equilibrato, ma l'alternativa auspicabile non è certo quella di tornare nuovamente al tradizionale metodo second-price, con tutti i suoi problemi di trasparenza e bid density, quanto piuttosto l'adozione di un modello second-price "controllato". Secondo Ben Hovaness, executive director of digital activation di Hearts & Science, tale nuovo modello d'asta dovrebbe rispettare in particolare due condizioni. Innanzitutto, chi conduce le aste deve essere verificato da una società terza, al fine di assicurare che non gonfi artificialmente i prezzi di aggiudicazione dell'asta. In secondo luogo, la industry dovrebbe risolvere il motivo che ha portato alla proliferazione delle aste "primo prezzo", ossia la creazione - imputabile all'header bidding - di un procedimento d'asta in due passaggi dove non sempre l'offerta più alta vince. Secondo il manager dell'agenzia media, un'asta second-price in cui le SSP trasmettono tutte le offerte e l'editore conduce l'asta potrebbe risolvere il problema. In attesa che il tempo e la collaborazione tra operatori porti a una progressiva adozione di tale modello avanzato, secondo Hearts & Science la cosa migliore per le aziende sarebbe quella di investire laddove possibile in aste "secondo prezzo" e condurre accordi in private marketplace con editori chiave. A questo link è possibile accedere allo studio completo della società.

scopri altri contenuti su

ARTICOLI CORRELATI