26/10/2017
di Cosimo Vestito

IAB Italia contro la proposta di regolamento europeo sull'ePrivacy: «Dannosa per media e cittadini»

La posizione è stata espressa oggi nel workshop "GDPR ed e-Privacy – L’impatto dei nuovi regolamenti europei: cosa cambia, e per chi", organizzato dall'associazione con l’obiettivo di fare chiarezza sullo scenario legislativo in relazione al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati Personali

La proposta di regolamento e-privacy attualmente al vaglio del Parlamento Europeo mette in grave difficoltà i media e rischia di compromettere pesantemente l’esperienza di navigazione di tutti gli utenti europei. È questo uno dei temi emersi oggi durante il workshop organizzato da IAB Italia, in collaborazione con il Dipartimento ICT&IP dello Studio Legale DGRS e con la partecipazione di ContactLab. Il Workshop è stato, in primis, un’occasione di formazione sulla normativa GDPR e sui cambiamenti che tutti i player digitali dovranno apportare al loro business in seguito all’entrata in vigore del regolamento, prevista per il 25 maggio 2018. «L'obiettivo di questo incontro è duplice: fare una volta per tutte chiarezza sulla General Data Protection Regulation, che è stata sovente oggetto di cattiva informazione da parte della stampa italiana e, sul fronte del regolamento sull'ePrivacy, cosa ben diversa, sensibilizzare l'industria e le istituzioni al fine di preservare il patto tra utenti e operatori del digitale, che si fonda sul binomio contenuti gratuiti e pubblicità», ha chiosato Daniele Sesini, Direttore Generale di IAB Italia. A conferma della crucialità del ruolo dei dati nella pubblicità su internet, Chiara Mauri, Marketing Manager di IAB Italia, ha illustrato alcuni numeri: una parte importante del mercato dell'Unione, del valore di 526 miliardi, beneficia dagli annunci digitali, inoltre, il 90% della crescita pubblicitaria digitale dipende dai dati e il 66% della spesa pubblicitaria sul web è realizzata grazie ai dati. Nel nostro paese, l'indotto del digitale parte dai 2,2 miliardi della sola raccolta pubblicitaria per arrivare a 52,9 miliardi, somma che include servizi accessori, tecnologia, servizi professionali e e-commerce. Mauri ha anche fornito alcuni dati relativi all'occupazione creata dal settore: gli occupati digitali in Italia sono al momento 220.000. A descrivere nel dettaglio le caratteristiche fondamentali della GDPR sono stati Lapo Curini Galletti e Giulia Sala, del dipartimento Dipartimento ICT & IP dello Studio Legale DGRS che hanno fondamentalmente rassicurato i professionisti presenti sulle conseguenze del provvedimento: «Non costituisce una minaccia per l'industria e non avrà impatto sul business degli operatori. L'obiettivo della norma è semplicemente rafforzare è unificare la protezione dei dati personali entro i confini dell'Unione Europea. In questo senso, l'Italia arriva all'appuntamento del 25 maggio già molto preparata, la nostra legislazione in materia di privacy è molto avanzata e le nostre aziende che in questi anni si sono adeguate alle indicazioni del Garante si trovano in vantaggio», ha affermato Curini Galletti.

IAB Italia teme per la sostenibilità dell'industria digitale

Secondo la divisione italiana dell'Interactive Advertising Bureau, la nuova Proposta di Regolamento ePrivacy, così come è attualmente formulata, rischia di stravolgere l’equilibrio di questo sistema, con conseguenze critiche sulla salute dell’economia digitale e il concreto pericolo di minare la libertà e il pluralismo dell’informazione. La democraticità del web e la possibilità di accesso a informazioni libere, gratuite e provenienti da fonti plurime, infatti, sono valori garantiti anche dalla pubblicità, che permette di ripagare i costi di produzione, elaborazione e distribuzione di contenuti di qualità. Il mercato dell’informazione digitale europeo è fortemente legato all’utilizzo dei dati comportamentali che, mappati attraverso i cookies, tracciano in maniera anonima le preferenze e gli interessi degli utenti. Questa tecnologia è in grado da una parte di sostenere il mercato del digital advertising e dall’altro di dare valore all’esperienza degli utenti, che beneficiano di contenuti di qualità gratuiti e vedono offerte pubblicitarie in linea con i loro interessi. La creazione di norme troppo restrittive in merito di e-Privacy - tra cui i recenti emendamenti votati dal Comitato del Parlamento Europeo LIBE (Civil Liberties, Justice e Home Affairs) - di fatto, prosegue la nota rilasciata dall'organismo, toglie agli editori online la loro fonte di sostentamento e li obbliga a lavorare senza nessun ritorno economico. “Siamo molto preoccupati dall’approccio del Parlamento Europeo sul tema della Privacy, che mina alle basi il modello di business di numerose aziende del mercato digitale e avrà ripercussioni negative sulla diffusione delle informazioni online”, ha commentato Sesini, Direttore Generale di IAB Italia. “Gli eurodeputati che, pur con le migliori intenzioni, pensano di adottare queste misure estreme per proteggere i cittadini, finiranno per ledere un loro diritto fondamentale: la possibilità di accesso libero a diverse fonti di informazioni di qualità. Il diritto alla privacy dei cittadini, infatti, è già tutelati dal regolamento sulla protezione dei dati approvato lo scorso anno e il mercato italiano - grazie alla Cookie Law, che come associazione abbiamo fortemente promosso e sostenuto - è già un esempio virtuoso in merito di tutela dei consumatori."

ePrivacy, continua l'opera di sensibilizzazione di IAB sulle istituzioni europee

A fronte di questo scenario, IAB Italia e le altre IAB nazionali stanno affiancando IAB Europe nello sforzo di sensibilizzazione delle istituzioni europee a favore di una differente regolamentazione. Inoltre, IAB sta collaborando attivamente anche con altre associazioni per spingere le itituzioni a riformulare la proposta di regolamento e-privacy: ne è un esempio la campagna #likeabadmovie lanciata da EDAA insieme a altre 10 associazioni di categoria europee - inclusa IAB Europe, che racconta attraverso 5 video l’impatto negativo dei regolamenti sull’utilizzo del web. È proprio la maggioranza dei consumatori (80%) a voler sostenere la pubblicità online, preferendo i siti di informazione gratuiti, supportati da annunci: lo ha dimostrato la ricerca “GFK Europe online: an experience driven by advertising”. I consumatori europei sono più soddisfatti delle loro esperienze gratuite rese possibili dagli annunci rispetto a quelle a pagamento, tanto che il 68% non paga mai per accedere ai contenuti o utilizzare la loro email. Addirittura, il 92% non navigherebbe più sul proprio sito preferito se diventasse a pagamento. Senza il supporto del data-driven advertising, l’offerta informativa europea rischia di impoverirsi enormemente, con il 70% dei cittadini che abbandonerebbe Internet come fonte di informazioni se si trovassero a dover pagare l’accesso alle news online. Ciò porterebbe al collasso l’ecosistema digitale, con un rallentamento della crescita della pubblicità online di oltre il 50% e la maggioranza degli utenti (88%) che finirebbe per accedere al web molto meno di adesso. A soffrire di più sarebbero tra l’altro soprattutto i piccoli editori indipendenti, che, si prevede, accuseranno il taglio dei ricavi pubblicitari cinque volte di più dei “big” del Web.  

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