Condé Nast, Airoldi: «Proiezione positiva per digital e progetti speciali nel primo semestre»
Il gruppo intanto pensa al futuro di Glamour e prepara il lancio americano de La Cucina Italiana. In aumento le iniziative "branded"
C'è una parola chiave nel presente e nel futuro di Condé Nast, e quella parola è "progetti speciali". È quest'area, infatti, che sta facendo da traino alla crescita della raccolta pubblicitaria del gruppo editoriale, e su cui la società sta continuando a investire, a fronte di un trend altalenante della stampa e di una tabellare digital che comincia a rallentare il passo. Intervistata da Engage a margine della presentazione di Vogue for Milano 2019, l'evento (ex Vogue Fashion's Night Out) organizzato da Vogue a settembre nel capoluogo lombardo, la Chief Marketing Officer di Condé Nast Italia Francesca Airoldi ci ha spiegato come sull'andamento del business pubblicitario del gruppo stia sempre più pesando l'area dei progetti speciali, insieme a quella degli eventi. «Attualmente, nella raccolta complessiva di Condé Nast, il 70% proviene ancora dalla stampa - ci ha spiegato -, il 20% dal digital e il 10% dalle iniziative speciali. In particolare, su questi ultimi due fronti, abbiamo una proiezione positiva per il primo semestre». «Per quanto riguarda il digital in particolare - ha proseguito la manager - la crescita è più contenuta rispetto al passato, complice una raccolta da tabellare sostanzialmente stabile. Il trend positivo è dovuto piuttosto a un incremento dei progetti speciali: il business della nostra nuova Talent Agency sta andando particolarmente bene, così come anche quello della nostra social content creator unit Shareable». Un'area proficua, con cui il gruppo cerca di rispondere all'andamento altalenante della stampa, sul quale pesa un trend di mercato non proprio positivo per i periodici. «Wired e La Cucina Italiana crescono, ma Glamour no, e anche Vanity Fair è in sofferenza», dichiara Airoldi. E proprio sul futuro di Glamour il gruppo sta riflettendo, pensando a una formula giusta per la testata che, per intenderci, in USA e UK è ormai solo online. «Ma non abbiamo ancora preso decisioni», precisa Airoldi. Ormai delinati sono invece i progetti "internazionali" de La Cucina Italiana, che tra pochi mesi debutterà negli Stati Uniti con un sito, online dal 23 settembre, a cui si aggiungerà anche un magazine cartaceo che uscirà quattro volte all'anno. Intanto continuano gli investimenti sui podcast, «che però ancora non vendiamo ai brand», e sul fronte dei dati, «al momento utilizzati solo per la personalizzazione dei contenuti».