22/06/2017
di Simone Freddi

Carlo De Benedetti lascia la presidenza di Gedi al figlio Marco

La decisione a una settimana dal closing definitivo della fusione tra Gruppo Espresso e Itedi che darà vita al nuovo conglomerato editoriale

Potrebbe avvenire la prossima settimana il closing definitivo della fusione tra Itedi e il gruppo l'Espresso, che darà al nuovo gruppo editoriale Gedi. E' quanto ha detto John Elkann, presidente di Fca e dell'Editrice La Stampa, nel faccia a faccia con Jeff Bezos durante l'incontro ‘The future of newspapers" mercoledì a Torino. «Il motivo per cui abbiamo raggiunto una reddittività e' stata l'attuazione del consolidamento del settore in Italia, con il Secolo XIX con il nostro socio Perrone e quello con il gruppo Espresso della famiglia De Benedetti che mi auguro possa avvenire nella prossima settimana», ha detto Elkann. L'operazione, annunciata ad aprile, è in attesa del via libera della Consob all'aumento di capitale al servizio della fusione, che vedrà come primo azionista la Cir della famiglia De Benedetti e come secondo azionista Exor. La nuova società sarà guidata da Monica Mondardini ma c'è una novità legata alla presidenza: Carlo De Benedetti, infatti, ha deciso di lasciare l'incarico al figlio Marco. L'annuncio, raccolto da Prima Comunicazione, è stato dato dallo stesso Carlo De Benedetti una volta terminata la conferenza internazionale di Torino. Nel suo intervento di chiusura, dal palco l'editore ha lanciato un appello per la convocazione a Torino degli Stati Generali della stampa, aperto a chiunque del settore voglia partecipare. De Benedetti, protagonista insieme a Exor e al Gruppo Perrone del nuovo agglomerato editoriale Gedi, ha voluto sottolineare che "non vogliamo assistenza, non vogliamo sussidi, ma continuare ad essere redditizi", perché se il settore dovesse peggiorare "viene a mancare una funzione fondamentale della democrazia". Sulla non sempre facile coabitazione con Google e Facebook, De Benedetti auspica che le recenti tribolazioni sul tema delle fake news possano costituire una base per una più proficua collaborazione tra le parti. «Le grandi piattaforme digitali», ha detto l'editore sembrano «essersi ultimamente rese conto che l'informazione prodotta professionalmente è una condizione essenziale per la sopravvivenza delle moderne democrazie». «Per quanto ci riguarda - ha continuato De Benedetti - noi editori ci siamo resi conto che non dà risultati andare alla guerra contro Google e soci, che pure usano i nostri contenuti senza retribuirci. Hanno mezzi e risorse per respingerci. Tant'è che siamo passati da una situazione di scontro a una di confronto e, in alcuni casi, di intesa basata sul riconoscimento di principi come quello del diritto d'autore. Chiediamo di poter fare il nostro mestiere».

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