• Programmatic
  • Engage conference
  • Engage Play
02/02/2023
di Caterina Varpi

Intelligenza artificiale: il mercato in Italia vale 500 milioni di euro, +32% nel 2022

Il 93% degli italiani conosce l’AI, il 58% la considera molto presente nella vita quotidiana e il 37% nella vita lavorativa. I dati del Polimi

Alessandro Piva

Alessandro Piva

Nonostante il difficile contesto internazionale, per il comparto dell’intelligenza artificiale il 2022 è stato un anno record, caratterizzato dai continui progressi nelle capacità delle macchine e dagli exploit di Dall-E2 e ChatGPT che in poche settimane hanno coinvolto decine di milioni di utenti e mostrato al grande pubblico le potenzialità di questa tecnologia.

In Italia, il settore dell’AI nel 2022 ha raggiunto i 500 milioni di euro, con una crescita del 32%, di cui il 73% commissionato da imprese italiane (365 milioni di euro) e il 27% rappresentato da export di progetti (135 milioni di euro).

A dimostrazione dell’ormai ampia diffusione di questa tecnologia, oggi il 61% delle grandi imprese italiane ha già avviato almeno un progetto di AI, 10 punti percentuali in più rispetto a cinque anni fa. E tra queste, il 42% ne ha più di uno operativo. Tra le PMI, invece, il 15% ha almeno un progetto di AI avviato (nel 2021 era il 6%), quasi sempre uno solo, ma una su tre ha in programma di avviarne di nuovi nei prossimi due anni.

Sono questi i risultati della ricerca dell'Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, presentata in occasione del convegno “Artificial Intelligence: l’era dell’implementazione!”.

“Per l’intelligenza artificiale, anche in Italia, siamo entrati ormai con convinzione nell’era dell’implementazione - commenta Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence -. Per quanto riguarda la crescita del mercato, si tratta del valore più alto da quando l’Osservatorio ha avviato la stima (2018), per di più senza il traino di obblighi o incentivi pubblici e in un periodo di grande incertezza economica e geopolitica. L’intelligenza artificiale sta entrando prepotentemente nel pensiero strategico e nella pratica operativa di imprese pubbliche e private, con impatti sulle prestazioni, la struttura di costo, ma anche il ruolo delle persone”.

“Il 2022 è stato l’anno in cui nuovi prodotti della ricerca sull’AI hanno fatto il loro ingresso nel mercato, affascinando e sorprendendo anche le persone comuni - evidenzia Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence -. Con ChatGPT che ha raggiunto un milione di utenti dopo solo 2 giorni e DALL-E 2 che generato 2 milioni di immagini al giorno, si è sancita la definitiva affermazione dell’AI Generativa. Di pari passo con l’evoluzione applicativa, è nata l’esigenza delle Istituzioni internazionali di tutelare i cittadini dalle possibili implicazioni negative derivanti dallo sviluppo e dall’utilizzo dei sistemi AI. Sono nate linee guida e regolamenti in tutto il mondo e il Consiglio Europeo ha approvato l’AI Act, un approccio di regolamentazione basato sulla classificazione delle soluzioni in base al livello di rischio che possono causare sui diritti e libertà fondamentali dei cittadini. Un percorso che avrà come risultato finale un apparato regolatorio comune tra tutti gli stati dell’Unione”.

 

Leggi anche: IL MACHINE LEARNING NELLA SEARCH: MICROSOFT INVESTE IN CHATGPT, GOOGLE PREPARA LA CONTROMOSSA


“Il Programma Strategico sullo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale in Italia, pubblicato nel 2020 e rivisto nel 2021, ha prodotto 24 raccomandazioni riconducibili a sei obiettivi strategici - evidenzia Nicola Gatti, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence -. Ma la strada verso il raggiungimento dei target è ancora lunga e la fase di attuazione del Programma è la più delicata da affrontare. Alcune linee di attività sono state completate con successo, la più importante è il Partenariato Esteso. Ma molti altri obiettivi sono ancora da raggiungere: l’Osservatorio ha avviato uno specifico monitoraggio del percorso di implementazione tramite un set di indicatori ad hoc, perché il buon lavoro di impostazione concettuale non resti lettera morta o sia messo a terra troppo lentamente”.

Gli italiani e l'intelligenza artificiale

Il 93% degli italiani ha già sentito parlare di intelligenza artificiale, il 55% afferma che l'AI è molto presente nella quotidianità e circa 4 su 10 (37%) nella vita lavorativa. Non mancano però le perplessità: il 73% nutre dei timori, soprattutto sugli impatti sul mondo del lavoro, anche se solo il 19% della popolazione è fermamente contrario all’ingresso dell’intelligenza artificiale nelle attività professionali. Ad ogni modo, la gran parte degli utenti deve ancora sperimentarne le reali potenzialità. L’esperienza quotidiana degli italiani si concentra sugli assistenti virtuali e sui sistemi di recommendation. In particolare, i chatbot - già utilizzati dall’81% - sono ormai diffusi quasi come gli assistenti vocali (83%). Cresce l’interesse verso le raccomandazioni ricevute da motori di AI per l’e-commerce e un utente su quattro ha realizzato un nuovo acquisto online dopo averli utilizzati.

La quota più significativa del mercato va all'Intelligent Data Processing

La quota più significativa del mercato dell’intelligenza artificiale italiano (34%) è legata a soluzioni per analizzare ed estrarre informazioni dai dati (Intelligent Data Processing), soprattutto per realizzare previsioni in ambiti come la pianificazione aziendale, la gestione degli investimenti e le attività di budgeting. Ma è importante anche l’area di interpretazione del linguaggio, scritto o parlato, la cosiddetta Language AI (28%) a cui afferiscono, nella nostra classificazione, le classi di soluzioni NLP e Chatbot. In quest’area vi sono, ad esempio, le applicazioni di Generative AI come ChatGPT o DALL-E2, che consentono di estrarre ed elaborare automaticamente informazioni anche da documenti come atti giudiziari, contratti o polizze, o per analizzare le comunicazioni interne o esterne (come mail, social network e web). 

Al 19% si segnala poi l’area degli algoritmi che suggeriscono ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze (Recommendation System). Infine, il 10% del mercato va alle iniziative di computer vision, che analizzano il contenuto di un’immagine in contesti come la sorveglianza in luoghi pubblici o il monitoraggio di una linea di produzione, e il 9% alle soluzioni con cui l’AI automatizza alcune attività di un progetto e ne governa le varie fasi (Intelligent Robotic Process Automation).

Le aziende e l'intelligenza artificiale

L’Osservatorio ha analizzato la maturità delle grandi organizzazioni nel percorso di adozione dell’AI, arrivando ad individuare cinque diversi profili di maturità. Il 34% delle grandi aziende si trova nell’era dell’implementazione, ossia dispone delle risorse tecnologiche e delle competenze necessarie per sviluppare e portare in produzione le iniziative di AI. Tra questi, il livello più elevato è composto da Avanguardisti (9%), che gestiscono correttamente l’intera catena del valore dei progetti di AI. In seconda battuta, con una maggiore diffusione, gli Apprendisti (25%) che hanno numerosi progetti a regime diffusi nell’organizzazione e iniziano a ragionare sui potenziali rischi etici delle soluzioni di AI. Per compiere un ulteriore passo in avanti, queste aziende dovranno lavorare sulla creazione di meccanismi di coordinamento strutturato tra le competenze interne e sull’incremento di pervasività dell’intelligenza artificiale, coinvolgendo tutti gli stakeholder aziendali. Nel restante 66% vi sono situazioni eterogenee, a partire dalle organizzazioni In cammino (33%), ovvero già dotate degli elementi abilitanti, ma anche aziende che non percepiscono il tema dell’intelligenza artificiale come rilevante, e non dispongono di un’infrastruttura IT adeguata.

scopri altri contenuti su

ARTICOLI CORRELATI