Nonostante gli investimenti pubblicitari abbiano incontrato grandi difficoltà negli ultimi mesi come conseguenza della pandemia di coronavirus, una nuova stima di GroupM afferma che l'impatto sul mercato non sarà tanto preoccupante quanto quello provocato dalla crisi finanziaria del 2009.
Lo studio della holding media di WPP, relativo al mercato statunitense, ha infatti evidenziato come la pandemia di Covid-19 abbia stravolto le previsioni, che quest'anno davano il settore pubblicitario in crescita del 4%. Ora si stima un calo del 13% al netto della pubblicità politica (che varia significativamente negli anni in cui si celebrano le elezioni), una performance comunque migliore se paragonata al -16% registrato durante la recessione del 2009.
Brian Wieser, Global President for Business Intelligence di GroupM, ha affermato che il declino del mercato pubblicitario si sta attenuando dopo un'iniziale "caduta libera" che ha impattato sulla spesa all'inizio di marzo. Secondo il rapporto, poiché la crisi di quest'anno è molto peggiore di quella del 2009, la pubblicità dovrebbe esser molto più debole.
Ma le situazioni sono in realtà differenti. Nel 2009, la crisi si è distribuita su diversi mesi e un ampia gamma di business sono stati gradualmente e pesantemente danneggiati. Nel 2020, invece, a marzo hanno sofferto principalmente le attività dei rivenditori al dettaglio, così come turismo, ospitalità e l'industria dell'intrattenimento fondata sui luoghi fisici. La maggior parte delle altre attività economiche è continuata comunque e le aziende retail hanno elaborato strategie per attivare servizi di consegna o raccolta dei loro prodotti.
Wiser ha inoltre aggiunto che il calo dei ricavi pubblicitari globali da parte di Google e Facebok sono stati più modesti di quanto si prevedesse nel mese di aprile. GroupM si aspetta che all'indomani di questo evento eccezionale e imprevedibile i business di tutte le dimensioni accelereranno la transizione all'online, prevedendo un calo della pubblicità online pari solamente al 3% nel 2020, o addirittura in linea considerando anche la pubblicità politica.
Per quanto riguarda la pubblicità tv, il gruppo stima un -7%, con la televisione nazionale intorno al- 11% e quella locale intorno al -34%, un dato pesantemente influenzato dalla debolezza delle attività pubblicitarie degli esercenti locali e dell'industria automobilistica, nonostante sia comunque prevista in crescita dell'1% nel caso si prenda in considerazione la pubblicità politica.