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04/05/2020

Coronavirus: le tematiche politico-economiche più discusse sui social. L'analisi di T-Voice

Tra i temi più discussi, il dibattito riguardante MES, coronabond e eurobond, le misure di restrizione e il tema della ripresa economica “green”

Tra i temi di ambito politico-economico più discussi sui social network durante il lockdown ci sono, in Europa, il dibattito riguardante MES, coronabond e eurobond, le misure di restrizione e il tema della ripresa economica “green” mentre in Italia si seguono sempre questi argomenti ma  con qualche differenziazione. Lo rivela uno studio della società del gruppo Triboo, T-Voice. Tramite l’”ascolto” del web, fatto con l’ausilio di algoritmi di deep-learning supervisionati, è possibile analizzare le opinioni che tutti noi ogni giorno condividiamo in rete e sui social network. È questo il presupposto che ha portato T-Voice a sviluppare una serie di analisi sull’enorme quantità di dati disponibile online al fine di mostrare in modo accurato i pensieri, le opinioni e i sentimenti che ogni giorno ci accumunano e che tutti noi condividiamo nel web. Lo studio sull’Europa mostra analisi di opinion mining, di sentiment, di outlook e cross-topic a livello europeo e con focus sui singoli paesi e soprattutto sull’Italia, con l’obbiettivo di offrire una panoramica precisa delle preoccupazioni più importanti del momento. L’analisi è stata condotta al livello europeo su più di 1 milione di testi riguardanti il tema “Economia” presenti nel web e sui principali social network per il periodo che va dall’ 1 aprile al 24 aprile. I post sono stati raccolti in modo omogeneo sia in lingua inglese che italiana e provengono i principali Paesi Europei quali Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Belgio e Olanda.

Europa, grande preoccupazione per la situazione attuale

La wordcloud ci mostra i “trending topic” del momento, dove la grandezza rappresenta il numero di volte che la singola parola è stata utilizzata mentre il colore evidenzia il livello di tendenza della stessa sul web. Ovviamente, i topic maggiormente discussi e in voga sono sempre legati a Covid-19, che è ormai da più di 2 mesi l’argomento “del momento”, e con ogni probabilità lo sarà ancora per molto. Nonostante ciò, dall’analisi di hashtag emergono in modo chiaro alcuni importanti temi politico-economico: il dibattito riguardante MES, coronabond e eurobond (#esm, #nomes, #eurobond, #coronabond, #stopmes); il tema del lockdown e delle misure di restrizione (#lockdown, #stayhome, #selfquarantine); la cosiddetta cassa integrazione europea (#sure). Anche il tema della ripresa economica “green” (#greenrecovery, #eugreendeal, #greendeal) è molto di tendenza. Emergono, inoltre, temi che esprimono un forte dissenso nei confronti dell’Unione Europea, quali l’uscita dall’UE da parte del nostro paese (#italexit, #quitaly) e della Francia (#frexit). È evidente che molti degli aspetti del momento sono legati all’enorme preoccupazione che tutti noi condividiamo. È ormai chiaro a tutti che si è passati da una fase di emergenza sanitaria nazionale ad una crisi globale che avrà enormi ripercussioni su tutte le maggiori economie mondiali. A ciò si aggiungono le reazioni poco tempestive e dei Governi nazionali e dell’Europa, colti anch’essi impreparati di fronte ad una crisi di tale portata. Tutto ciò non fa altro che alimentare un vortice di panico e incertezza che si autoalimentano. Proprio queste due dimensioni, diverse ma complementari, della situazione attuale vengono misurate rispettivamente dal Panic Index e dal Uncertainty Index. Questi indici sono stati creati da T-Voice e si basano su algoritmi di deep-learning che permettono di estrarre le opinioni presenti sul web. Tramite un learining human-drive sono state classificate circa 400 menzioni secondo una scala che va da 1 a 4 (dove 1 rappresenta espressioni di panico o incertezza pressoché nulle e 4 identifica elevate espressioni di panico o incertezza). I risultati sono stati poi estesi tramite l’algoritmo a più di 100.000 documenti e riaggregati (normalizzando i dati tramite il metodo min-max) creando due indici sintetici per ciascun Paese europeo in analisi. Tali indici assumono valori nell’intervallo tra 0 e 100 e sono direttamente confrontabili. Valori nell’intervallo 0-33 possono essere considerati accettabili, mentre valori tra 33-100 mostrano segnali di panico (incertezza) preoccupanti. A livello europeo, il Panic Index registra un valore medio di 55, mentre l’Uncertainty Index medio è pari a 60. I valori sono decisamente alti e in linea con la preoccupante situazione del momento. I risultati per Paese invece mostrano come l’Italia risulti essere il paese con il più alto livello di incertezza e secondo paese per livello di panico. Ciò è evidente rispetto alla situazione italiana in cui lo scenario decisionale è confusionario e la situazione di emergenza sanitaria fatica a migliorare (se non per alcune Regioni del Sud Italia). Anche gli inglesi risultano essere estremamente preoccupati, e ciò conferma la situazione di grave crisi presente nel Regno Unito, tra gli ultimi paesi europei ad aver attivato le misure di contenimento che sono tuttavia tuttora poco chiare. Meno peggio invece Spagna e Francia. Nonostante la situazione abbastanza critica (soprattutto nel caso spagnolo), spagnoli e francesi non sembrano essere eccessivamente preoccupati, nonostante i valori siano decisamente superiori al valore soglia di tollerabilità. Panico e incertezza contribuiscono a loro volta ad alimentare espressioni di opposizione rispetto ai decisori pubblici, sia europei che nazionali. In particolare, vanno rafforzandosi le opinioni negative nei confronti dell’Unione Europea, ritenuta innanzitutto incapace di attuare un qualsivoglia coordinamento sovranazionale nella gestione dell’attuale emergenza sanitaria, e ora attaccata anche sul piano delle  misure economiche per far fronte alla crisi economico recessiva a venire, le quali trovano in disaccordo molti paesi e cittadini europei. Dal web è emerso infatti che in alcuni paesi la percentuale di commenti che vedono l’Unione Europea come un’antagonista ha superato, seppur di poco, la percentuale di quelli che la considerano un prezioso alleato. Tra di essi vi sono Francia e Italia, complice la condivisa visione di un’Europa debole e poco reattiva di fronte alla crisi. In Italia inoltre sono emersi forti sentimenti di protesta nei confronti di possibili strumenti volti ad agevolare la ripresa economica, quali ad esempio il MES. Al contrario, olandesi e tedeschi sono tra quelli che vedono l’Unione Europea come un forte alleato.

Gli italiani preoccupati per il futuro

Focalizzandosi sul singolo paese Italia, sono stati estratti tramite le tecniche di deep-learning combinate allo human-drive learning i topic maggiormente discussi nel nostro paese. L’analisi è stata condotta su circa 30.000 menzioni e documenti presenti sul web provenienti da tutta Italia sul periodo che va dal primo aprile al 24 aprile. Negli ultimi 25 giorni le opinioni degli italiani si sono rivolte soprattutto al tema MES, che vede una forte presenza di oppositori al sistema europeo di finanziamento. Il Meccanismo Europeo di Stabilità è l’argomento a risvolto economico che ha catturato maggiormente l’attenzione dell’opinione pubblica italiana soprattutto nei primi 20 giorni del mese, con più del 65% dei commenti tra quelli rilevanti. Oltre a ciò gli italiani si scambiano opinioni anche sul tema Coronabond, sulle misure di aiuto di Europa e Governi, spesso senza risparmiare critiche, e sui problemi di sanità pubblica legati a Covid-19. Molto meno discussi sono stati invece i temi di Green recovery, tema d’interesse a livello europeo, e sul lockdown e ciò che ne consegue economicamente. Negli ultimi 5 giorni, tuttavia, c’è stata un’inversione di tendenza, con un incremento notevole di opinioni relative a lockdown e misure del Governo rispetto agli altri temi. Ciò è dovuto principalmente alle ultime, poche, decisioni prese dal Governo italiano e dalle varie Regioni rispetto alla progressiva riduzione delle misure di contenimento e della progressiva riapertura delle attività commerciali in tutta Italia. Inoltre, l’outlook analysis mostra come gli italiani siano principalmente preoccupati per ciò che accadrà rispetto a ciò che attualmente sta accadendo. L’80% dei post di natura economica riguardano infatti il futuro, mentre soltanto il 20% si riferisce al presente. Questo conferma quanto si evince dalla grande differenza presente tra il livello di incertezza, misurato tramite l’Uncertainty Index, e il livello di panico, misurato dall’Panic Index. Infatti, l’indice di incertezza italiano su tutto il periodo registra un valore medio di 82: di molto superiore alla media europea e al valore medio del livello di panico (58). Gli italiani sono quindi maggiormente interessati e preoccupati dalle prospettive future, che non si prospettano essere positive. Tuttavia, a preoccupare sono soprattutto l’incertezza e lo stato di confusione generale in merito ai provvedimenti economico-politici di necessaria attuazione. Nonostante ciò l’Uncertainty index registra una tendenza al ribasso dovuta soprattutto agli ultimi giorni in analisi, complice la recente (parziale) programmazione della tanto desiderata fase 2. Il Panic index invece mostra una variabilità molto inferiore e, nonostante leggermente al ribasso, rimane pressoché stabile su livelli intorno al 60. L’indice di panico infatti è legato maggiormente alla situazione reale e riflette bene quanto tutti noi stiamo vivendo: il Covid-19 è molto lento a regredire, così come la riattivazione economica del paese riprende a piccolissimi passi. La cross-tab analysis consente di misurare il livello di relazione tra le varie analisi e permettendo di analizzare congiuntamente come si associa l’outlook al livello di panico o di incertezza e come questi ultimi sono legati ai topic principali. Analizzando il livello di incertezza (che assume valori da 1 a 4) notiamo come il livello 4 (incertezza massima) sia quello maggiormente associato al futuro (34,45% dei post). Inoltre, quando si parla di Green Recovery, con una probabilità del 98% se ne parla ad un livello di incertezza massimo. Da ciò ne consegue che il tema della green recovery, seppur poco discusso in Italia, è un tema che pone enormi dubbi e domande (infatti ad oggi nessuno sa dire con precisione come si possa attuare una ripresa ecosostenibile) e se ne parla spesso in termini prospettici. Lo stesso vale per gli argomenti Coronabond e Covid & Health che hanno rispettivamente una probabilità del 64% e del 40% di essere associati ad un elevato livello di incertezza, il primo per la poca chiarezza sullo strumento finanziario e la sua possibile attuazione in termini europei, il secondo per i noti problemi alla sanità pubblica che pongono non pochi quesiti su come questa debba essere riformata. Per quanto riguarda la relazione tra il livello di panico (anch’esso varia da 1 a 4) e i topic principali, la tabella ci mostra che il livello di panic rate massimo ha una probabilità si ottiene con una probabilità del 74,4% quando si parla di Covid & Health e del 53% quando invece si discute di Lockdown. Ciò mostra quanto effettivamente le persone sono preoccupate di fronte a determinati temi: il Covid-19 spaventa anche in relazione al contesto economico, non solo per i problemi alla sanità ma anche per quelli legati al lavoro e alla produzione. Tutto ciò fa si che esso sia il tema con la maggior probabilità di essere associato ad un elevato livello di panico. Lo stesso vale per il Lockdown, ovvero le misure restrittive che i governi di tutta Europa hanno messo in pratica. In questo caso a produrre panico è soprattutto la progressiva riduzione delle misure senza avere la certezza di essere effettivamente al sicuro. Anche la Green Recovery è un tema che preoccupa molto in quanto legato ad un altro tema estremamente sensibile, il Green Deal (il programma europea per rendere sostenibile l’economia dell’UE), che era tra gli hot topic nell’era del pre-coronavirus. Studio sviluppato da Marco Zanotti e T-Voice S.r.l. Per approfondimenti potete visitare www.triboo.it o la pagina Linkedin dedicata.

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