Unilever: «Contenuti di qualità sui social o toglieremo la pubblicità»
Keith Weed, marketing chief della multinazionale, punta il dito contro un ecosistema «trasparente come una palude». L'azienda sarebbe pronta a interrompere i rapporti con chi non rispetta gli utenti
Un anno fa era Marc Pritchard di P&G. Adesso, un altro top manager di un'altra multinazionale di beni di consumo punta il dito contro il l'ecosistema digitale e la sua poca trasparenza. E' successo in occasione dell'Annual Leadership Meeting americano di IAB (che, ironia della sorte, è lo stesso che l'anno scorso calcava Pritchard), dove il marketing chief di Unilever Keith Weed ha sottolineato l'esigenza, all'interno dell'ecosistema della digital adv, di una maggiore trasparenza, ed ha promesso che la sua azienda è pronta a tagliare i ponti con le piattaforme che non rispettano determinati standard etici. Ponti che hanno un valore economico parecchio alto, se si considera che Unilever è tra i big spender pubblicitari a livello mondiale, con una spesa annuale di marketing stimata in circa 8 miliardi di euro, di cui il 25% online. Per Weed la trasparenza è un concetto su cui non si scherza, soprattutto quando si fa marketing online. Per questo, il manager ha annunciato un personale impegno: i partner pubblicitari con cui la sua azienda lavorerà dovranno rispondere ad alcuni requisiti fondamentali. Ecco quali sono:
- Unilever non investirà in piattaforme che non proteggono i bambini o che fomentano divisioni all'interno della società;
- Unilever si impegna a contrastare gli stereotipi di genere in pubblicità attraverso l'iniziativa #Unstereotype, che verrà sostenuta nel mercato attraverso i progetti #SeeHer e la #Unstereotype Alliance;
- Unilever collaborerà esclusivamente con quelle società che si impegnano a creare una migliore infrastruttura digitale, ad esempio allineandosi a un unico sistema di misurazioni o migliorando l'esperienza dell'utente.